mercoledì 6 marzo 2013

L'ITER DELLA MALATTIA.IL TRAPIANTO DEL MIDOLLO OSSEO.


Tutto comincia  con la diagnosi, quando essa viene  definita  seguirà il periodo delle analisi ed un possibile trattamento. Il percorso di terapia mette il bambino in contatto con gli aspetti legati alle cure  dolorose e tale periodo per i bambini risulta peggiore di quella della  malattia, poiché nella loro testa è la terapia che genera dolore e non la malattia di per sé. Un fattore importante  specialmente per i soggetti più grandi  legato alle terapie, è quello del cambiamento fisico (reversibile).Il trattamento chemioterapico produce evidenti modificazioni nell'aspetto fisico, provoca crisi d'identità più rilevanti nel periodo dell'adolescenza. Indipendentemente dall'età del bimbo, però tutti i piccoli degenti soffrono dei cambiamenti fisici che  li rendono diversi non solo nell'aspetto fisico percepito personalmente ma  anche  per come  si sentono visti dai coetanei. Dal momento però che essa è una condizione transitoria è indispensabile valutare  con il bambino/a la modalità per lui più adeguata per affrontare  questa  situazione al fine  di limitare l'eventuale ritorsione negativa  sui i rapporti sociali del bimbo/a.





IL TRAPIANTO DEL MIDOLLO OSSEO
Il trapianto del midollo osseo è senza  dubbio una fase faticosa a partire dalla prima fase di preparazione, ma che  fortunatamente non tutti i bambini leucemici  devono vivere. Tale  fase è anche legata alla  ricerca  alla disponibilità di un donatore  a lui compatibile (vedi video  del corpo umano midollo osseo seconda parte). Essa è vissuto dal paziente e dai relativi  famigliari con intensa ansia, ma anche  con enorme speranza poiché rappresenta per il bambino e per la sua famiglia un rimedio estremo e radicale molto efficace ma non privo di rischi ed insuccessi. Tale  tipo d'intervento viene praticato in condizioni di stretto isolamento e di cure intensive, con un regime dietetico particolare, che comporta una radicale modificazione della normale vita del piccolo malato e della  relativa famiglia  anche a  causa della separazione prolungata.Il trapianto del midollo osseo rappresenta quindi un'esperienza particolarmente critica per tutto il nucleo famigliare, tanto più difficile da sostenere quanto più prolungato è stato il percorso della malattia precedente.Esso comporta comunque nel periodo successivo e per molti mesi, limitazioni importanti nella vita del paziente come l'assenza  da scuola particolarmente gravosa in adolescenza. Durante  tutto il periodo è normale  che  i genitori ed i figli vivano in una situazione d'incertezza causa il pensiero del rischio di una ricaduta denominato stato emotivo"spada  di fonte Damocle".La consapevolezza della gravità e della possibile irreversibilità del proprio stato è presente  fin dai primi tre anni di vita e viene espressa in modo diverso in rapporto all'età:"La mia non parla, ma me lo dice con gli occhi che sa", afferma la mamma di Cinzia, 2 anni neuroblastoma. La sospensione della terapia (off-terapy) ed ancora  di più la fine  dei controlli, possono rinforzare nei pazienti l'idea di essere "forti intaccabili", avendo sconfitto il cancro; per lo più abbiamo osservato  il permanere di ansie  più o meno nascoste che  comunque riaffiorano e s'intensificano alla minima occasione.











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