mercoledì 6 marzo 2013

LA REALTA' DEL BAMBINO OSPEDALIZZATO.IL BIMBO E IL DOLORE.





Già  da alcuni decenni, la ricerca psicologica dell'età evolutiva ha posto in evidenza come l'ospedalizzazione può comportare nel bambino ripercussioni anche molto gravi  sul piano psicologico, nel caso in cui non gli sia consentita la presenza continua di una persona famigliare possibilmente quella che a casa si prende cura di lui. Entrare in un ospedale non significa soltanto sofferenza e perdita della propria libertà fisica, ma comporta anche il rimanere coinvolti in una organizzazione che  spesso  tende  a schiacciare o ad ignorare le esigenze individuali del malato. Questa situazione è pesante e deleteria per chiunque, ma lo è specialmente per un piccolo soggetto che si sta  formando e che non ha ancora la capacità di difendersi.La cornice della vita di un piccolo ricoverato, il suo modo di sentire e quello di tutte che lo seguono in questa esperienza, subisce  dei cambiamenti. Naturalmente il bimbo è il principale protagonista del percorso della malattia che vive nel proprio corpo insieme al trattamento.E' indispensabile quindi, riconoscere la sua consapevolezza, presente fin dall'esordio della patologia in rapporto a eventuali modificazioni dello stato di benessere, al mutato atteggiamento del genitore, a frammenti di comunicazione captati in ospedale o a casa.Il bambino in ospedale ha proprie fantasie, immagini, paure, angosce, falsi idee e su queste in certi casi  domina il dolore  fisico. Il dolore  fisico è accompagnato da  sofferenza mentale: si può dire che  c'è un corpo che  sente ed una mente che  soffre il dolore.Il corpo sembra in definitiva essere protagonista in questa condizione di malattia, protagonista passivo che subisce un attacco un'aggressione. Attraverso il dolore fisico il bambino diventa  consapevole del proprio fisico malato  e più il bimbo è piccolo meno il senso della sofferenza è delineato. Il bambino sperimenta i limiti di questo corpo, il limite del movimento (che è l'espressione peculiare dell'infanzia) perché è più o meno costretto a stare a letto  o a muoversi di meno rispetto  a prima.





IL BAMBINO INCOMINCIA A VIVERE  UN CORPO CHE CAMBIA 
Le funzioni che  normalmente  avvengono in modo automatico, come il respiro o il ritmo cardiaco, si fanno sentire in modo inconsueto, diventano pesanti, diverse. Il bambino vive  quindi in un corpo cambiato rispetto alla sua  abituale vita ed ai suoi ritmi, vive un'esperienza nuova nella quale vengono a mancare i soliti parametri di riferimento così necessari alla  sua vita  emotiva e sociale.Il fenomeno del cambiamento è fatto predominante anche rispetto alla malattia ed al ricovero, nel quale s'intrecciano tutti gli altri aspetti fin'ora accennati.  I cambiamenti fisici conseguenti al trattamento se pure reversibili per la loro connotazione visibile e innegabile, richiamano ad una condizione di diversità non solo rispetto agli altri ma anche  rispetto al sè precedente. Essi possono sostenere crisi d'identità più o meno profonde, con conseguente comportamento regressivo, caratterizzato dall'isolamento da pari e dal timore di riprendere le normali attività.











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