Quando vostro figlio dovrà sottoporsi alla chemioterapia per via venosa o alla radioterapia, la vostra vita sarà
condizionata dalla sua permanenza in ospedale, o in ambulatorio dh (day hospital), per la durata
dei trattamenti e per i necessari controlli. Lo stress, specialmente per la
madre, sarà fortissimo poichè i bambini temendo le procedure dolorose che devono
essere utilizzate o gli effetti della chemioterapia avranno bisogno di tutto il vostro appoggio fisico e mentale. Sapendo di dover tornare
in ricovero o in ambulatorio, possono, le notti precedenti, avere incubi o non
riuscire a dormire e divenire assai irritabili è quindi opportuno, in presenza di
tali reazioni, avvisare medici e infermieri per poterne comprendere le
motivazioni affrontando adeguatamente il problema. Un mio suggerimento è quello di parlare sempre a vostro figlio preferibilmente in anticipo su ciò che dovrà affrontare, se sentirà dolore
e quanto, a quali procedure, a quali cure verrà sottoposto spiegar con parole semplici il perché di tutto ciò sottolineando che tutto che quello che viene fatto è per farlo stare meglio.
I prelievi di sangue.
I prelievi del sangue vengono fatti al momento della diagnosi da una vena mediante l’introduzione
di un ago o in seguito dal catetere venoso centrale, alias cvc questo per far si che che le vene non vengano traumatizzate. Anche se i prelievi endovenosi sono dolorosi per i piccoli pazienti il più delle volte il dolore non è così insopportabile ed i bambini molto piccoli piangono per il fatto stesso di essere immobilizzati
ed è per questo motivo a quasi tutti i bambini e gli adolescenti si posiziona un
catetere venoso centrale cvc per evitare che il trauma del prelievo dalle vene del
braccio avvenga ogni qual volta che il piccolo paziente debba sottoporsi al prelievo del sangue. La paura nei più piccoli può essere ridotta distogliendo la loro attenzione tramite pupazzi o altri giochi che sdrammatizzino tale momento ad esempio gli si può mostrare un orsetto tutto incerottato etc...
Puntura lombare o rachicentesi.
Puntura lombare o rachicentesi.
Il
cervello e il midollo spinale sono circondati da un liquido denominato
"liquor". A volte c’è bisogno di un prelievo del liquor per indagini
diagnostiche o per effettuare terapie. Il bambino viene fatto sedere
rannicchiato, con le ginocchia tirate su e il mento abbassato sul petto. Il
medico inserisce l’ago in uno spazio tra una vertebra e l’altra. Il "liquor"
esce in genere goccia a goccia e viene raccolto per essere analizzato. Dopo il
prelievo sono necessarie due ore di riposo. Per alleviare il dolore si usa la
crema anestetica l'infermiere vi dirà tutto. Altri soggetti possono sentire meno il dolore usando a
tecniche di rilassamento, a giochi, a distrazioni; molto spesso si ricorre alla
sedazione per rendere questa manovra più
tollerabile ai pazienti più preoccupati e irrequieti.Quando succedeva a me mia mamma cerva di distrarmi facendomi parlare dei miei giochi preferiti dei cartoni animati...
Aspirato midollare e biopsia osteomidollare
Il
midollo osseo o midollo “ematopoietico” è come una gelatina all’interno delle
ossa, dove si fabbricano globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Il suo studio
può essere necessario in alcuni tumori solidi (linfomi, sarcomi, neuroblastoma)
per controllare se il midollo sta producendo la giusta quantità e il giusto
tipo di cellule del sangue o per capire se cellule tumorali si siano insinuate
nel midollo stesso. Tale indagine è effettuata con l’aspirato midollare e con
la biopsia ossea che sono praticate con prelievi dall’osso del bacino con aghi
speciali. Le procedure sono dolorose, e quasi sempre sono effettuate in
anestesia talora contemporaneamente ad altre manovre dolorose come la puntura
lombare o il posizionamento del catetere venoso centrale.
Iniezioni
sottocutanee.
A
volte si rendono necessarie iniezioni da praticarsi sottocute per la
somministrazione dei fattori di crescita per stimolare la produzione di globuli
bianchi che
hanno il compito di contrastare le possibili infezioni oppure previa autotrapianto. Il liquido iniettato
brucia, anche se per poco tempo. È indispensabile ricordarsi che è sempre necessario ( anche se in maniera diversa) consolare il bambino o adolescente mai minimizzare o sottovalutare a parole le sue reazioni di fronte a tale dolore: non ditegli frasi del tipo: ”Su, su non piangere, è solo un’iniezione”, le sue paure /dolori non devono essere ne sminuite ne ingigantite.
Terapia medica dei tumori (chemioterapia e altre terapie)
loro effetti collaterali e complicanze.
Cos'è la
chemioterapia?Essa consiste nella somministrazione generalmente per endovena, più
raramente per bocca, di sostanze chimiche (da qui il nome) che hanno il compito di distruggere le
cellule tumorali in crescita.Queste queste sostanze producono degli effetti collaterali perché agiscono anche su
cellule e tessuti normali, come le mucose del tratto gastroenterico ad esempio possono causare stomatiti, diarrea o stipsi, possono influire negativamente sui bulbi piliferi e quindi fanno cadere momentaneamente i capelli, possono influire sul midollo emopoietico (depressione midollare)
con un abbassamento dei globuli rossi (anemia), delle piastrine
(piastrinopenia) e dei globuli bianchi (leucopenia). È normale che il piccolo paziente dopo tale terapia e in nei giorni successivi possa sentirsi stanco, o
inappetente e possa perdere un po’ di peso o sentire nausea. Gli effetti
collaterali che solitamente seguono immediatamente dopo la somministrazione del farmaco sono nausea, vomito stanchezza, altri si manifestano dopo 2/3 settimane perdita dei capelli,
depressione midollare.
La perdita dei capelli.
Questo
è uno degli effetti collaterali più evidenti di alcuni farmaci chemioterapici
(e della radioterapia se effettuata sul capo). Anche se una volta sospesa la somministrazione
di farmaci, in pochi mesi i capelli ricrescono come prima, la calvizia può
essere psicologicamente difficile da sopportare per bambini e soprattutto per gli adolescenti. Quando i capelli cominciano a cadere, cadono a ciocche ne troverete molti sul cuscino ogni mattino questo può risultare veramente
deprimente,in molti preferiscono tagliare i capelli a zero, anche per
evitare gli inestetismi di una testa con chiazze di capelli. La calvizie è
spesso vissuta come una menomazione, anche per l’atteggiamento della gente, che
può dimostrare una curiosità morbosa o una compassione non richiesta. I bambini
sotto i 7-8 anni generalmente soffrono questo problema meno dei loro genitori,
i quali si sentono imbarazzati a mostrare in pubblico il figlio calvo, mentre
il figlio e gli altri bambini in genere non danno molto peso alla cosa, se non
all’inizio. I bambini possono magari tagliare i capelli alla loro bambola o
scegliere bambolotti senza capelli. La calvizie può risultare più
demoralizzante per le bambine, specialmente se avevano una chioma fluente. Le
bambine possono coprirsi la testa con un foulard, una bandana o con un
cappello, come i maschi è molto importante per vostro figlio che voi accettiate la sua calvizia poiché questo li darà forza ed accetterà più velocemente questa situazione è anche indispensabile rassicurarlo sul fatto che la
calvizie è solo temporanea e legata alle terapie ed i suoi capelli ricresceranno al più presto belli come prima. E' utile anzi indispensabile per evitarli un trauma, avvertire in anticipo vostro figlio della perdita dei suoi capelli: questo per darli o darle modo e tempo o per abituarsi all'idea del suo nuovo aspetto. E' importante però che la decisione di indossare un cappello, un foulard o una parrucca venga dal soggetto stesso.. se preferisce mostrarsi senza capelli, è una
decisione che dovete rispettare ed appoggiare e se vostro figlio verrà additato per tale motivo aiutatelo a fronteggiare il problema con dolcezza ma non compassione basandovi sul suo carattere.
Nausea, vomito, stipsi, diarrea e perdita di peso.
Si
tratta di effetti collaterali della chemioterapia e a volte della radioterapia,
che si cerca di contenere somministrando farmaci antivomito (antiemetici) e
modificando la dieta. Tenete presente che non tutti gli individui reagiscono
stesso modo alle terapie, tanto che alcuni bimbi piccoli possono provare meno
nausea degli adulti. La risposta è individuale, quindi non fatevi impressionare
troppo da altri casi: la reazione di vostro figlio potrebbe essere migliore
e comunque i medici ne discuteranno con voi ed interverranno nel modo opportuno
per contrastare questi effetti collaterali. un calo dell’appetito è
assolutamente normale, ma se vostro figlio vomita molto e non riesce ad
assumere cibo per troppo tempo dimagrendo quindi in modo eccessivo, i medici
interverranno, magari nutrendolo per endovena per qualche periodo. Non
forzatelo e rispettate la sua inappetenza. La stitichezza (stipsi) è rara ma
può avvenire quando sono usati farmaci potenti antidolorifici insieme alla
chemioterapia. Avvisate i medici quando questo fenomeno si verifica. Raramente
i farmaci antitumorali inducono da soli la diarrea. Per prevenirla vi saranno
date opportune indicazioni.
Stomatiti e astenia.
Alcuni
farmaci chemioterapici possono indurre ulcerazioni della bocca e delle gengive
e micosi; queste possono essere prevenute facendo regolarmente gli sciacqui
disinfettanti prescritti dai medici. È importante che convinciate vostro figlio
a pulirsi regolarmente la bocca con queste soluzioni. Se il bimbo è molto
piccolo, gli pulirete la bocca con una garzina imbevuta di disinfettante. Se
ciononostante si verifica la stomatite, la bocca andrà disinfettata in modo più
approfondito. I medici prescriveranno ulteriori cure.
Chiaramente
una stomatite incide sulla possibilità del bambino di ingerire cibo. La
stomatite può essere severa se contemporaneamente ai farmaci è utilizzata la
radioterapia sul cavo orale.Spesso
i bambini trattati con farmaci chemioterapici si sentono deboli e necessitano
di periodi più lunghi di sonno (astenia). Se vostro figlio si sente stanco non forzatelo,
lasciatelo riposare. Se la stanchezza vi pare eccessiva, parlatene con i
medici.
Aumento ponderale.
L'uso
di certi farmaci chiamati steroidi o corticosteroidi, utilizzati per curare la
leucemia, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale, può indurre un aumento
ponderale in vostro figlio. Il suo aspetto potrà essere un po' modificato.
Ricordate sempre, e ricordatelo al ragazzo, che la crescita di peso è
temporanea e reversibile. una volta smessa l’assunzione del farmaco, il suo aspetto
tornerà rapidamente come prima.
Infezioni e severa leucopenia.
Gli
schemi di chemioterapia oggi in uso possono indurre brevi periodi di
leucopenia. I globuli bianchi deputati alla difesa dalle infezioni sono troppo
pochi e talora infezioni batteriche o virali possono indurre stati febbrili che
richiedono opportuni provvedimenti. Sarete istruiti ad affrontare i momenti
della
leucopenia
che se particolarmente severa richiederà l’uso di terapia antibiotica
soprattutto se si verificherà febbre. Sarà compito dei medici suggerire
eventuale ricovero presso l’ospedale più vicino o presso la struttura
oncologica che vi sta seguendo. e’ necessario comunque rivolgersi al vostro
medico di famiglia che
potrà
mettersi in contatto con l’equipe curante. Segnalate ai medici se vostro figlio
non ha fatto la varicella o se non è stato vaccinato per il morbillo perché
questo è un’importante informazione da conoscere.
Isolamento.
In
certi casi, in seguito alle terapie, il numero dei globuli bianchi, che presiedono
alle difese dell’organismo, si abbassa in modo tale da rendere necessario
l'isolamento nella stanza di degenza. Solo una persona (a volte due) potrà
entrare, dopo aver preso particolari misure di sicurezza. Vestirà un camice
sterile, una mascherina e una cuffia. Le mani dovranno essere scrupolosamente
lavate, la stanza e gli oggetti saranno sottoposti ad accurate manovre
igieniche. Il bambino non potrà lasciare la stanza sino a che le sue difese
immunitarie non si saranno rialzate. Nessun visitatore è ammesso in questo
periodo, la cui durata è variabile da pochi giorni a una /due settimane. Nei
casi in cui l’abbassamento del valore dei globuli bianchi è meno marcato può
essere sufficiente semi-isolamento,
con il divieto comunque per il piccolo di lasciare la stanza e con la drastica
riduzione delle visite. Se il paziente è al suo domicilio con un basso valore
di globuli bianchi è opportuno concordare con i medici l’atteggiamento da
assumere: ovvero rimanere a casa, riducendo i contatti con altre persone, avere
una copertura antibiotica e informare il medico curante.L’isolamento
durante la degenza o al proprio domicilio non è fisicamente doloroso, ma
comporta una notevole restrizione dell’attività sia per il bimbo sia per il
genitore che sta con lui ed è psicologicamente pesante da sopportare, tanto più
se è prolungato. Televisore, computer, videogiochi, musica, libri, giochi,
telefono cellulare aiuteranno a sopportare questo delicato momento.In
presenza di febbre che faccia ritenere probabile un’infezione dovrà essere
somministrata un’opportuna terapia antibiotica.
Radioterapia ed effetti collaterali.
Le
cellule tumorali sono spesso sensibili ai raggi x. La radioterapia può quindi
essere utilizzato per ridurre la massa tumorale e/o per eliminarla, o per
uccidere le cellule tumorali rimaste dopo la fase di chemioterapia iniziale o
dopo un intervento chirurgico. L’area del corpo da irradiare verrà
preventivamente
localizzata
e sulla pelle saranno tracciati dei punti o delle linee per delimitarla. Il
radioterapista vi dirà cosa fare per bagni e piscina e vi avvertirà degli
effetti collaterali, che possono essere nausea, vomito, spossatezza e
sonnolenza, perdita dei capelli (se irradiato il capo), diarrea o stitichezza.
Se verrà irradiata la testa, vostro figlio dovrà tenere durante il trattamento
una maschera sul viso, che verrà preparata appositamente per lui e che potrebbe
risultare all’inizio spiacevole. È importantissimo, naturalmente, che il
bambino non si muova durante la seduta di radioterapia, che peraltro è molto
rapido. Per questo, se il bimbo è molto piccolo o
comunque rifiuta la terapia, è necessaria una sedazione. Le conseguenze a breve
termine (arrossamento della cute, stomatite, nausea) e quelle a lungo termine
sono in relazione al campo e alla dose del trattamento radiante. Il
radioterapista vi spiegherà i problemi a cui si potrà andare incontro sia
durante sia dopo la conclusione del trattamento. Sarà molto importante che sia
gli oncologi
sia i radioterapista vi illustrino le conseguenze tardive della radioterapia
che possono insorgere soprattutto nell'adulto guarito da un tumore pediatrico.
Interventi chirurgici.
Vostro
figlio può necessitare di un intervento chirurgico minore (biopsia, inserzione
di catetere venoso centrale) e/o di un intervento impegnativo, per rimuovere il
tumore o eventuali metastasi. un’operazione chirurgica rappresenta sempre un
momento stressante, tanto per i genitori quanto per i bambini ed è importante
tener presente alcune cose. Noi vi consigliamo anzitutto di chiedere
informazioni ai medici ed ai chirurghi in particolare, affinché voi stessi
abbiate chiaro che cosa dovrete
affrontare
insieme a vostro figlio e possiate anche prepararlo. Informatevi su come
procederà il chirurgo, se non capite bene e se questi non l’ha già fatto,
potete chiedergli di illustrarvi la procedura con un disegno. In linea di
massima vi sarà detto quanto durerà l’intervento e che rischi potrà comportare.
Tenente però presente che vi sono anche i tempi di anestesia da aggiungere se
vostro figlio tarda a risalire dalla camera operatoria, è probabilmente perché
gli anestesisti infatti lo staranno risvegliando. Per evitare inutili ansie, è
meglio sapere in anticipo che i tempi sono lunghi. Chiedete delucidazioni sul
decorso postoperatorio e chiedete come sarà vostro figlio quando uscirà dalla
sala operatoria: ad esempio sappiate che quasi sicuramente a vostro figlio sarà
inserito un sondino naso gastrico, ossia un tubicino
che dal naso scende nello stomaco, per evitare episodi di vomito. Il sondino
pesca i succhi gastrici che vengono risucchiati ed evita i conati,
particolarmente dolorosi per certe ferite, quali quelle addominali. Il sondino
però è mal sopportato da alcuni bambini, nel qual caso dovrete vigilare
affinché vostro figlio non se lo strappi. È il chirurgo a decidere per quanti
giorni deve essere tenuto. Vostro figlio può anche avere un catetere in vescica
e un drenaggio per la ferita, ovvero un tubicino impiantato dal chirurgo sotto
la ferita per consentire l’emissione di sangue e liquido che altrimenti
ristagnerebbero. Sarà sempre il chirurgo a decidere quando il drenaggio sarà
rimosso e anche per il drenaggio, come per il catetere, occorre cautela nel
muovere il bambino.Vostro
figlio avrà anche una flebo, eventualmente due, per la nutrizione endovenosa e
per i farmaci che dovranno essergli somministrati. Se ha un catetere venoso
centrale, si utilizzerà questo. Avrà forse anche un piccolo sensore applicato
ad un piede o ad una mano per
misurare la saturazione, ovvero l’ossigenazione periferica. Anche il battito
cardiaco potrebbe essere monitorato. È possibile che necessiti di trasfusioni.
In taluni casi potrebbe essere opportuna l’assistenza nel reparto di terapia
intensiva e di questo sarete opportunamente informati. È importante che
sappiate prima tutto questo, per essere preparati e poter aiutare vostro figlio
al meglio. A volte invece capita che genitori ignari si sentano male non
reggendo la vista del figlio ”con tutti quei tubi”. I ”tubi” sono
assolutamente
normali, e, per quanto sgradevoli, sono necessari. In breve tempo verranno
comunque rimossi l’uno dopo l’altro. Aspettatevi comunque dei momenti
difficili: il risveglio, la prima notte. Non scoraggiatevi e tenete presente
che i primi tre giorni post-operatori sono i più delicati, poi vostro figlio
starà rapidamente meglio. Gli saranno comunque somministrati i necessari
farmaci antidolorifici.Pensate anche che la via chirurgica, per quanto
dolorosa, è a volte una via obbligata che può dare ottimi risultati sotto il
profilo oncologico. Sappiate anche che i bambini hanno una capacità di ripresa
superiore a quella degli adulti, che i loro tessuti si rimarginano assai più
velocemente e che essi dimenticano il dolore fisico prima di noi.Potete
anche chiedere quanti e quali punti verranno dati a vostro figlio, come sarà la
cicatrice. Anche in questo caso saperlo in anticipo vi aiuterà ad abituarvi
all’idea. Tenete presente che vi sono punti che si riassorbono, altri che
devono invece essere tolti e che possono essere di tipo diverso (filo o
graffette metalliche). Spetta al chirurgo decidere in proposito, ma non vi
preoccupate se, ad esempio, userà punti metallici: la cicatrice non sarà
diversa. Tenete anche presente che togliere i punti sarà un po’ doloroso e soprattutto
se i punti sono molti e vanno tolti in più riprese, si può trattare di
un’esperienza che può incutere paura. Il bimbo avrà bisogno del vostro
conforto.Molti
genitori l’idea che un figlio debba subire un intervento chirurgico è
difficilmente accettabile. La ferita inferta al corpo del figlio viene vissuta
come una ferita inferta al proprio corpo, specialmente per le madri, tanta è la
partecipazione e l’identificazione con il proprio figlio. Si dice che il figlio
è carne della nostra carne: vederlo tagliato e cucito è un’esperienza dolorosa.
Il genitore si sente impotente e non di rado in colpa e può vivere l’evento
come una punizione ulteriore. Cercate di non alimentare sentimenti infondati di
colpa e pensate al futuro in modo positivo. Così come voi dovete essere
preparati all’operazione, lo dovrà essere anche vostro figlio. Dovrete dirgli
nel modo più semplice ed affettuoso che cosa lo aspetta. Non fatelo con troppo
anticipo per non ingenerare ansia, ma dovrete comunque avvertirlo, in modo
diverso a seconda dell’età. Anche ad un bambino molto piccolo è necessario dare
semplici spiegazioni; per esempio potreste dirgli che mentre lui dorme il
dottore guarderà dentro la sua "pancia" per togliere la “pallina
sbagliata” e che al suo risveglio voi sarete lì vicino. Avvertitelo che potrà
sentire male, ma che voi gli sarete sempre vicino per aiutarlo e che il dolore
passerà presto. Avvertitelo o fatelo avvertire dai dottori dei ”tubi” e dei
cerotti e rassicuratelo. Durante il decorso postoperatorio, proteggetelo dai
troppi visitatori: sarà stanco e vorrà riposare: nei primissimi giorni
consentite solo l’accesso ai familiari più stretti. Preparate anche fratelli e
sorelle all'operazione, nel modo più semplice e chiaro.Per
un bambino un intervento chirurgico può costituire un trauma che con il tempo
si cancella, ma che nell'immediato può avere delle conseguenze: si possono
risvegliare paure e timori (paura di addormentarsi,
paura di dormire da soli, ad esempio - il bambino si è ”addormentato” e si è
risvegliato con una ferita dolorosa e teme che ciò possa succedere ancora).Il
vostro atteggiamento calmo e sicuro e il vostro affetto gli consentiranno di
superare presto queste paure. È anche normale che il bambino malato possa
provare invidia per fratelli sani. Ad esempio Carlo, 6 anni, disse alla madre,
dopo aver subito un intervento addominale: ”Mamma, quand'è che anche a Giovanni
viene una palla nella pancia così devono operare anche lui?” Giovanni era il
suo fratellino di due anni.
Trapianto di midollo osseo.
Il
trapianto di midollo osseo (TMo) trova oggi applicazione in diverse patologie
oncologiche (tra cui in paricolare le leucemie), e rappresenta per alcune di
esse il trattamento di scelta, in quanto reale strumento per raggiungere
l’obiettivo della guarigione. Il TMo permette di superare il problema della
distruzione irreversibile della capacità ematopoietica (la capacità di formare
le cellule del sangue) legata alla tossicità delle terapie. Il trapianto si
compone di due fasi principali: la distruzione delle cellule midollari
neoplastiche del paziente (per mezzo di particolari farmaci e/o radiazioni) e,
successivamente, l'infusione (per endovena) di cellule staminali sane, al fine
di ricostituire il patrimonio midollare del paziente. esistono due tipi di TMo:
il TMo autologo, ottenuto con il trapianto di cellule staminali prelevate dal
paziente stesso, dopo opportuno trattamento e il TMo allogenico, ovvero il
trapianto di cellule staminali emopoietiche prelevate da un donatore. La
metodologia per ottenere il midollo osseo per auto- o allo-trapianto consiste
nel prelievo della sospensione ematomidollare (effettuato in anestesia
generale), per mezzo di una serie di aspirati midollari eseguiti con
aghi
e siringhe in corrispondenza delle creste iliache antero-superiori. Più
recentemente, grazie a nuovi farmaci (i “fattori di crescita della serie
mieloide”) che rendono possibile la immissione in circolo di cellule staminali
emopoietiche normalmente contenute nel midollo osseo, l’utilizzo di cellule
staminali circolanti nel sangue periferico ha quasi completamente sostituito
l’uso del sangue midollare. Nel caso di raccolta di cellule staminali
emopoietiche dal sangue circolante, il paziente (nel caso di autotrapianto) o
il donatore (in caso di trapianto allogenico) viene sottoposto ad una procedura
(“leucaferesi”) che e permette di mettere da parte le cellule staminali
emopoietiche, le quali vengono congelate e conservate fino al momento del loro
utilizzo per il trapianto.
La
leucaferesi è una procedura indolore, simile a quella a cui si sottopongono
normalmente i donatori volontari di sangue, e dura circa 3 ore e mezzo. Per
effettuare la leucaferesi è necessario posizionare due aghi, uno per braccio.
Da un braccio il sangue viene aspirato, entra in una macchina (il “separatore
cellulare”) che trattiene le cellule di nostro interesse, cioè le cellule
staminali
emopoietiche,
e dall’altro viene restituito tutto il resto del sangue.
Il
trapianto, cioè la infusione di cellule staminali emopoietiche ottenute da
midollo osseo o dal sangue circolante, avviene attraverso una vena, con la
stessa tecnica utilizzata per una trasfusione di sangue. Le cellule staminali
emopoietiche, grazie alla loro capacità di distribuirsi a tutto il territorio
capillare e di
trovare nel midollo osseo l’ambiente ideale per proliferare, sono quindi in
grado di rigenerare integralmente tutta l’ematopoiesi (ovvero il processo di
formazione delle cellule del sangue).I bambini sottoposti a trapianto vengono
collocati in camera sterile o in isolamento per 2-4 settimane, per il periodo
necessario all’attechimento, cioè per il tempo necessario perché le cellule
staminali emopoietiche trapiantate possano rigenerare l’ematopoiesi. La fase
dell’isolamento è quella più delicata, in quanto il paziente non ha un sistema
immunitario in grado di proteggerlo dalle infezioni. Se tutto va bene, dopo
questa fase il paziente torna in regime di ricovero normale presso il proprio
reparto.
Allotrapianto.
Le
cellule staminali ematopoietiche raccolte dal midollo o dal sangue periferico
di un donatore adeguatamente preparato sono in grado di situarsi nel
microambiente midollare e di rigenerare integralmente tutta l’ematopoiesi
(ovvero il processo di formazione delle cellule del sangue).Alla semplicità di
esecuzione, si contrappongono una serie di limitazioni tuttora di non facile
soluzione.Affinché le cellule staminali circolanti, raccolte da un soggetto
normale, possano essere infuse con successo in un soggetto ricevente, è
indispensabile che sia disponibile un donatore identico e compatibile nell’ambito
del sistema HLA (Human leucocytes antigenes), ovvero degli antigeni umani
leucocitari. Si tratta di molecole che si trovano sulla superficie cellulare
e che si comportano come antigeni: venute a contatto con il sistema immunitario
di un individuo diverso sono riconosciute come estranee e suscitano una
risposta immune. Questo meccanismo è alla base del rigetto dei trapianti: se il
tessuto trapiantato in un soggetto non è HLA compatibile (ossia le cellule
che lo compongono non hanno gli stessi antigeni HLA del ricevente), il
trapianto viene riconosciuto come estraneo e rigettato. Il donatore più sicuro
è rappresentato dal gemello identico dello stesso sesso.
Tra
i fratelli è comunque possibile reperire un donatore compatibile nel 25% dei casi.
Per il donatore, la procedura è condotta in anestesia totale. I rischi sono
minimi. Vi è una degenza di qualche giorno dopo l’intervento, ma più che altro
i rischi
sono correlati all’anestesia e all’età del donatore. Se questi è un fratello
piccolo e sui teme per la sua incolumità, basta chiedere ai medici ogni
informazione necessaria.I bambini donatori devono sapere che cosa è loro
richiesto e devono sapere che essi non sono responsabili di un eventuale
fallimento del trapianto. È importante che questi piccoli donatori siano
seguiti sotto il profilo psicologico negli anni successivi. Lo stress di un
fallimento può essere per loro molto pesante. Anche i genitori e il piccolo
malato possono avvalersi di un sostegno psicologico, dovendo affrontare
un’esperienza molto difficile. In assenza di tale tipo di donatore si può
ricorrere ad un donatore parzialmente compatibile, ovvero un donatore HLA
identico e compatibile non consanguineo. Al riguardo si sono costituiti sia
negli Stati uniti, sia in europa vari gruppi di donatori volontari, tipizzati
per HLA ed organizzati in Registri nazionali ed internazionali, che si rendono
disponibili a donare il loro midollo osseo o le loro cellule staminali
emopoietiche circolanti , qualora in altre parti del mondo ci sia un altro
ricevente compatibile che ne ha bisogno. Il problema del rigetto del midollo
trapiantato da parte del ricevente, è stato completamente
superato, nelle condizioni di miglior compatibilità; può invece costituire un
problema nelle condizioni di minor compatibilità a meno che non vengano
attivati preventivamente dei regimi di condizionamento immunodepressivi.
regime
di condizionamento si intende un trattamento polichemioterapico, con eventuale
associazione di irradiazione corporea totale nei giorni che precedono il TMo,
con il duplice scopo di ridurre al minimo la reattività immunologia contro le
cellule trapiantate e di eradicare il residuo di malattia.
Il
TMo allo genico va attuato in centri che dispongono di ambienti a ”bassa carica
microbica” e di unità specializzate di terapia intensiva. Il paziente
trapiantato, infatti, deve essere protetto dalle infezioni che, in
considerazione dello stato di severa immunodepressione che si presenta
soprattutto nelle prime
settimane dopo il TMo, possono determinare quadri clinici estremamente gravi.
Autotrapianto.
Questo
viene eseguito utilizzando una sospensione di sangue midollare o di cellule
staminali (cellule giovani circolanti), precedentemente prelevata dal sangue
periferico del paziente, congelato in azoto liquido e reinfuso al momento
opportuno. Tale procedura non presenta, ovviamente, ostacoli legati alla
istocompatibilità o al rigetto. I risultati terapeutici sono legati all'assenza
di cellule neoplastiche, cioè tumorali, nella popolazione renfusa e dipendono
fondamentalmente dalla capacità di ottenere l’eradicazione totale del residuo
tumorale dalle altre sedi dell’organismo grazie al regime di condizionamento
pre-trapianto impiegato. L’autotrapianto trova la sua principale indicazione
negli stati avanzati di alcune neoplasie solide dell’età pediatrica a prognosi
severa.Dal
punto di vista pratico, l’autotrapianto costituisce una procedura largamente
applicata e standardizzata in tutte le sue fasi: modalità di prelievo,
conservazione, valutazione quantitativa delle cellule staminali necessarie e
sufficienti alla ematopoiesi, cioè al nuovo processo di formazione delle
cellule del sangue.Molti
teams trapiantologici sono tuttora impiegati nella identificazione della
migliore tecnica per eradicare la malattia dal sangue e dal midollo osseo, o
per eliminare le cellule tumorali residue dalla sospensione di cellule
staminali prelevate, al fine di infondere un midollo ”pulito”.
CIT


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