domenica 31 marzo 2013

INDAGINI DIAGNOSTICHE E TERAPIE



   LE INDAGINI DIAGNOSTICHE E TERAPIE.














Quando vostro figlio dovrà sottoporsi  alla chemioterapia per via venosa o alla radioterapia, la vostra vita sarà condizionata dalla sua permanenza in ospedale, o in ambulatorio dh (day hospital), per la durata dei trattamenti e per i necessari controlli. Lo stress, specialmente per la madre, sarà fortissimo poichè i bambini temendo le procedure dolorose che devono essere utilizzate o gli effetti della chemioterapia avranno bisogno di tutto il vostro appoggio fisico e mentale. Sapendo di dover tornare in ricovero o in ambulatorio, possono, le notti precedenti, avere incubi o non riuscire a dormire e divenire assai irritabili è quindi opportuno, in presenza di tali reazioni, avvisare medici e infermieri per poterne comprendere le motivazioni affrontando adeguatamente il problema. Un mio suggerimento è quello di parlare  sempre a vostro figlio preferibilmente in anticipo su ciò che dovrà affrontare, se sentirà dolore e quanto, a quali procedure, a quali cure verrà sottoposto spiegar  con parole semplici il perché di tutto ciò sottolineando che tutto che quello che viene fatto è per farlo stare meglio.


I prelievi di sangue.

I prelievi del sangue vengono fatti al momento della diagnosi da una vena mediante l’introduzione di un ago o in seguito dal catetere venoso centrale, alias cvc questo per far si che  che le vene  non vengano traumatizzate. Anche se i prelievi  endovenosi sono dolorosi per i piccoli pazienti il più delle volte il dolore  non è così insopportabile ed i  bambini molto piccoli piangono per il fatto stesso di essere immobilizzati ed è per questo motivo a quasi tutti i bambini e gli adolescenti si posiziona un catetere venoso centrale  cvc per evitare  che il trauma del prelievo dalle vene del braccio avvenga  ogni qual volta  che il piccolo paziente  debba  sottoporsi al prelievo del sangue. La paura  nei più piccoli può essere ridotta  distogliendo la loro attenzione  tramite pupazzi o altri giochi  che sdrammatizzino tale momento ad esempio  gli si può mostrare un orsetto tutto incerottato etc...


Puntura lombare o rachicentesi.


Il cervello e il midollo spinale sono circondati da un liquido denominato "liquor". A volte c’è bisogno di un prelievo del liquor per indagini diagnostiche o per effettuare terapie. Il bambino viene fatto sedere rannicchiato, con le ginocchia tirate su e il mento abbassato sul petto. Il medico inserisce l’ago in uno spazio tra una vertebra e l’altra. Il "liquor" esce in genere goccia a goccia e viene raccolto per essere analizzato. Dopo il prelievo sono necessarie due ore di riposo. Per alleviare il dolore si usa la crema anestetica l'infermiere  vi dirà tutto. Altri soggetti  possono sentire meno il dolore usando a tecniche di rilassamento, a giochi, a distrazioni; molto spesso si ricorre alla sedazione per rendere questa manovra più tollerabile ai pazienti più preoccupati e irrequieti.Quando succedeva  a me mia mamma cerva di distrarmi facendomi parlare dei miei giochi preferiti dei cartoni animati...

 Aspirato midollare e biopsia osteomidollare

Il midollo osseo o midollo “ematopoietico” è come una gelatina all’interno delle ossa, dove si fabbricano globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Il suo studio può essere necessario in alcuni tumori solidi (linfomi, sarcomi, neuroblastoma) per controllare se il midollo sta producendo la giusta quantità e il giusto tipo di cellule del sangue o per capire se cellule tumorali si siano insinuate nel midollo stesso. Tale indagine è effettuata con l’aspirato midollare e con la biopsia ossea che sono praticate con prelievi dall’osso del bacino con aghi speciali. Le procedure sono dolorose, e quasi sempre sono effettuate in anestesia talora contemporaneamente ad altre manovre dolorose come la puntura lombare o il posizionamento del catetere venoso centrale.


Iniezioni sottocutanee.

A volte si rendono necessarie iniezioni da praticarsi sottocute per la somministrazione dei fattori di crescita per stimolare la produzione di globuli bianchi che hanno il compito di contrastare le possibili infezioni oppure previa  autotrapianto. Il liquido iniettato brucia, anche se per poco tempo.  È indispensabile  ricordarsi che è sempre necessario ( anche se in maniera diversa) consolare  il bambino o adolescente mai minimizzare  o sottovalutare  a parole le sue reazioni di fronte  a tale dolore: non ditegli frasi del tipo: ”Su, su non piangere, è solo un’iniezione”, le sue paure /dolori non devono essere ne sminuite  ne ingigantite.



Terapia medica dei tumori (chemioterapia e altre terapie) loro effetti collaterali e complicanze.

Cos'è la chemioterapia?Essa consiste nella somministrazione generalmente per endovena, più raramente per bocca, di sostanze chimiche (da qui il nome) che hanno il compito di distruggere le cellule tumorali in crescita.Queste queste sostanze producono degli effetti collaterali perché agiscono anche su cellule e tessuti normali, come le mucose del tratto gastroenterico ad esempio possono causare stomatiti, diarrea o stipsi, possono influire  negativamente sui bulbi piliferi e quindi fanno cadere momentaneamente i capelli, possono influire sul midollo emopoietico (depressione midollare) con un abbassamento dei globuli rossi (anemia), delle piastrine (piastrinopenia) e dei globuli bianchi (leucopenia). È normale che il piccolo paziente dopo tale  terapia e in nei giorni successivi possa sentirsi stanco, o inappetente e possa perdere un po’ di peso o sentire nausea. Gli effetti collaterali che  solitamente  seguono immediatamente dopo la somministrazione del farmaco sono nausea, vomito stanchezza, altri si manifestano dopo 2/3 settimane perdita dei capelli, depressione midollare.

La perdita  dei capelli.

Questo è uno degli effetti collaterali più evidenti di alcuni farmaci chemioterapici (e della radioterapia se effettuata sul capo). Anche se una volta sospesa la somministrazione di farmaci, in pochi mesi i capelli ricrescono come prima,  la calvizia può essere psicologicamente difficile da sopportare per bambini e soprattutto  per gli adolescenti. Quando i capelli cominciano a cadere, cadono a ciocche ne troverete molti sul cuscino ogni mattino questo  può risultare veramente deprimente,in  molti preferiscono tagliare i capelli a zero, anche per evitare gli inestetismi di una testa con chiazze di capelli. La calvizie è spesso vissuta come una menomazione, anche per l’atteggiamento della gente, che può dimostrare una curiosità morbosa o una compassione non richiesta. I bambini sotto i 7-8 anni generalmente soffrono questo problema meno dei loro genitori, i quali si sentono imbarazzati a mostrare in pubblico il figlio calvo, mentre il figlio e gli altri bambini in genere non danno molto peso alla cosa, se non all’inizio. I bambini possono magari tagliare i capelli alla loro bambola o scegliere bambolotti senza capelli. La calvizie può risultare più demoralizzante per le bambine, specialmente se avevano una chioma fluente. Le bambine possono coprirsi la testa con un foulard, una bandana o con un cappello, come i maschi è molto importante per vostro figlio  che  voi accettiate la sua  calvizia  poiché   questo li darà forza  ed accetterà più velocemente  questa  situazione è  anche indispensabile  rassicurarlo sul fatto che la calvizie è solo temporanea e legata alle terapie ed i suoi capelli ricresceranno al più presto belli come prima. E' utile anzi indispensabile per evitarli un trauma,  avvertire in anticipo vostro figlio della perdita  dei suoi capelli:  questo per darli  o darle modo  e tempo o per abituarsi all'idea del suo nuovo aspetto. E' importante però che la decisione di indossare un cappello, un foulard o una parrucca venga  dal soggetto stesso..  se preferisce mostrarsi senza capelli, è una decisione che dovete rispettare ed appoggiare e se vostro figlio verrà additato per tale motivo aiutatelo a fronteggiare il problema con dolcezza  ma non compassione basandovi sul suo carattere. 



Nausea, vomito, stipsi, diarrea e perdita di peso.

Si tratta di effetti collaterali della chemioterapia e a volte della radioterapia, che si cerca di contenere somministrando farmaci antivomito (antiemetici) e modificando la dieta. Tenete presente che non tutti gli individui reagiscono stesso modo alle terapie, tanto che alcuni bimbi piccoli possono provare meno nausea degli adulti. La risposta è individuale, quindi non fatevi impressionare troppo da altri casi: la reazione di vostro figlio potrebbe essere migliore e comunque i medici ne discuteranno con voi ed interverranno nel modo opportuno per contrastare questi effetti collaterali. un calo dell’appetito è assolutamente normale, ma se vostro figlio vomita molto e non riesce ad assumere cibo per troppo tempo dimagrendo quindi in modo eccessivo, i medici interverranno, magari nutrendolo per endovena per qualche periodo. Non forzatelo e rispettate la sua inappetenza. La stitichezza (stipsi) è rara ma può avvenire quando sono usati farmaci potenti antidolorifici insieme alla chemioterapia. Avvisate i medici quando questo fenomeno si verifica. Raramente i farmaci antitumorali inducono da soli la diarrea. Per prevenirla vi saranno date opportune indicazioni.


Stomatiti e astenia.

Alcuni farmaci chemioterapici possono indurre ulcerazioni della bocca e delle gengive e micosi; queste possono essere prevenute facendo regolarmente gli sciacqui disinfettanti prescritti dai medici. È importante che convinciate vostro figlio a pulirsi regolarmente la bocca con queste soluzioni. Se il bimbo è molto piccolo, gli pulirete la bocca con una garzina imbevuta di disinfettante. Se ciononostante si verifica la stomatite, la bocca andrà disinfettata in modo più approfondito. I medici prescriveranno ulteriori cure.
Chiaramente una stomatite incide sulla possibilità del bambino di ingerire cibo. La stomatite può essere severa se contemporaneamente ai farmaci è utilizzata la radioterapia sul cavo orale.Spesso i bambini trattati con farmaci chemioterapici si sentono deboli e necessitano di periodi più lunghi di sonno (astenia). Se vostro figlio si sente stanco non forzatelo, lasciatelo riposare. Se la stanchezza vi pare eccessiva, parlatene con i medici.


Aumento ponderale.
L'uso di certi farmaci chiamati steroidi o corticosteroidi, utilizzati per curare la leucemia, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale, può indurre un aumento ponderale in vostro figlio. Il suo aspetto potrà essere un po' modificato. Ricordate sempre, e ricordatelo al ragazzo, che la crescita di peso è temporanea e reversibile. una volta smessa l’assunzione del farmaco, il suo aspetto tornerà rapidamente come prima.


 Infezioni e severa leucopenia.

Gli schemi di chemioterapia oggi in uso possono indurre brevi periodi di leucopenia. I globuli bianchi deputati alla difesa dalle infezioni sono troppo pochi e talora infezioni batteriche o virali possono indurre stati febbrili che richiedono opportuni provvedimenti. Sarete istruiti ad affrontare i momenti della
leucopenia che se particolarmente severa richiederà l’uso di terapia antibiotica soprattutto se si verificherà febbre. Sarà compito dei medici suggerire eventuale ricovero presso l’ospedale più vicino o presso la struttura oncologica che vi sta seguendo. e’ necessario comunque rivolgersi al vostro medico di famiglia che
potrà mettersi in contatto con l’equipe curante. Segnalate ai medici se vostro figlio non ha fatto la varicella o se non è stato vaccinato per il morbillo perché questo è un’importante informazione da conoscere.



Isolamento.

In certi casi, in seguito alle terapie, il numero dei globuli bianchi, che presiedono alle difese dell’organismo, si abbassa in modo tale da rendere necessario l'isolamento nella stanza di degenza. Solo una persona (a volte due) potrà entrare, dopo aver preso particolari misure di sicurezza. Vestirà un camice sterile, una mascherina e una cuffia. Le mani dovranno essere scrupolosamente lavate, la stanza e gli oggetti saranno sottoposti ad accurate manovre igieniche. Il bambino non potrà lasciare la stanza sino a che le sue difese immunitarie non si saranno rialzate. Nessun visitatore è ammesso in questo periodo, la cui durata è variabile da pochi giorni a una /due settimane. Nei casi in cui l’abbassamento del valore dei globuli bianchi è meno marcato può essere sufficiente semi-isolamento, con il divieto comunque per il piccolo di lasciare la stanza e con la drastica riduzione delle visite. Se il paziente è al suo domicilio con un basso valore di globuli bianchi è opportuno concordare con i medici l’atteggiamento da assumere: ovvero rimanere a casa, riducendo i contatti con altre persone, avere una copertura antibiotica e informare il medico curante.L’isolamento durante la degenza o al proprio domicilio non è fisicamente doloroso, ma comporta una notevole restrizione dell’attività sia per il bimbo sia per il genitore che sta con lui ed è psicologicamente pesante da sopportare, tanto più se è prolungato. Televisore, computer, videogiochi, musica, libri, giochi, telefono cellulare aiuteranno a sopportare questo delicato momento.In presenza di febbre che faccia ritenere probabile un’infezione dovrà essere somministrata un’opportuna terapia antibiotica.


Radioterapia ed effetti collaterali.

Le cellule tumorali sono spesso sensibili ai raggi x. La radioterapia può quindi essere utilizzato per ridurre la massa tumorale e/o per eliminarla, o per uccidere le cellule tumorali rimaste dopo la fase di chemioterapia iniziale o dopo un intervento chirurgico. L’area del corpo da irradiare verrà preventivamente
localizzata e sulla pelle saranno tracciati dei punti o delle linee per delimitarla. Il radioterapista vi dirà cosa fare per bagni e piscina e vi avvertirà degli effetti collaterali, che possono essere nausea, vomito, spossatezza e sonnolenza, perdita dei capelli (se irradiato il capo), diarrea o stitichezza. Se verrà irradiata la testa, vostro figlio dovrà tenere durante il trattamento una maschera sul viso, che verrà preparata appositamente per lui e che potrebbe risultare all’inizio spiacevole. È importantissimo, naturalmente, che il bambino non si muova durante la seduta di radioterapia, che peraltro è molto rapido. Per questo, se il bimbo è molto piccolo o comunque rifiuta la terapia, è necessaria una sedazione. Le conseguenze a breve termine (arrossamento della cute, stomatite, nausea) e quelle a lungo termine sono in relazione al campo e alla dose del trattamento radiante. Il radioterapista vi spiegherà i problemi a cui si potrà andare incontro sia durante sia dopo la conclusione del trattamento. Sarà molto importante che sia gli oncologi sia i radioterapista vi illustrino le conseguenze tardive della radioterapia che possono insorgere soprattutto nell'adulto guarito da un tumore pediatrico.


Interventi chirurgici.

Vostro figlio può necessitare di un intervento chirurgico minore (biopsia, inserzione di catetere venoso centrale) e/o di un intervento impegnativo, per rimuovere il tumore o eventuali metastasi. un’operazione chirurgica rappresenta sempre un momento stressante, tanto per i genitori quanto per i bambini ed è importante tener presente alcune cose. Noi vi consigliamo anzitutto di chiedere informazioni ai medici ed ai chirurghi in particolare, affinché voi stessi abbiate chiaro che cosa dovrete
affrontare insieme a vostro figlio e possiate anche prepararlo. Informatevi su come procederà il chirurgo, se non capite bene e se questi non l’ha già fatto, potete chiedergli di illustrarvi la procedura con un disegno. In linea di massima vi sarà detto quanto durerà l’intervento e che rischi potrà comportare. Tenente però presente che vi sono anche i tempi di anestesia da aggiungere se vostro figlio tarda a risalire dalla camera operatoria, è probabilmente perché gli anestesisti infatti lo staranno risvegliando. Per evitare inutili ansie, è meglio sapere in anticipo che i tempi sono lunghi. Chiedete delucidazioni sul decorso postoperatorio e chiedete come sarà vostro figlio quando uscirà dalla sala operatoria: ad esempio sappiate che quasi sicuramente a vostro figlio sarà inserito un sondino naso gastrico, ossia un tubicino che dal naso scende nello stomaco, per evitare episodi di vomito. Il sondino pesca i succhi gastrici che vengono risucchiati ed evita i conati, particolarmente dolorosi per certe ferite, quali quelle addominali. Il sondino però è mal sopportato da alcuni bambini, nel qual caso dovrete vigilare affinché vostro figlio non se lo strappi. È il chirurgo a decidere per quanti giorni deve essere tenuto. Vostro figlio può anche avere un catetere in vescica e un drenaggio per la ferita, ovvero un tubicino impiantato dal chirurgo sotto la ferita per consentire l’emissione di sangue e liquido che altrimenti ristagnerebbero. Sarà sempre il chirurgo a decidere quando il drenaggio sarà rimosso e anche per il drenaggio, come per il catetere, occorre cautela nel muovere il bambino.Vostro figlio avrà anche una flebo, eventualmente due, per la nutrizione endovenosa e per i farmaci che dovranno essergli somministrati. Se ha un catetere venoso centrale, si utilizzerà questo. Avrà forse anche un piccolo sensore applicato ad un piede o ad una mano per misurare la saturazione, ovvero l’ossigenazione periferica. Anche il battito cardiaco potrebbe essere monitorato. È possibile che necessiti di trasfusioni. In taluni casi potrebbe essere opportuna l’assistenza nel reparto di terapia intensiva e di questo sarete opportunamente informati. È importante che sappiate prima tutto questo, per essere preparati e poter aiutare vostro figlio al meglio. A volte invece capita che genitori ignari si sentano male non reggendo la vista del figlio ”con tutti quei tubi”. I ”tubi” sono
assolutamente normali, e, per quanto sgradevoli, sono necessari. In breve tempo verranno comunque rimossi l’uno dopo l’altro. Aspettatevi comunque dei momenti difficili: il risveglio, la prima notte. Non scoraggiatevi e tenete presente che i primi tre giorni post-operatori sono i più delicati, poi vostro figlio starà rapidamente meglio. Gli saranno comunque somministrati i necessari farmaci antidolorifici.Pensate anche che la via chirurgica, per quanto dolorosa, è a volte una via obbligata che può dare ottimi risultati sotto il profilo oncologico. Sappiate anche che i bambini hanno una capacità di ripresa superiore a quella degli adulti, che i loro tessuti si rimarginano assai più velocemente e che essi dimenticano il dolore fisico prima di noi.Potete anche chiedere quanti e quali punti verranno dati a vostro figlio, come sarà la cicatrice. Anche in questo caso saperlo in anticipo vi aiuterà ad abituarvi all’idea. Tenete presente che vi sono punti che si riassorbono, altri che devono invece essere tolti e che possono essere di tipo diverso (filo o graffette metalliche). Spetta al chirurgo decidere in proposito, ma non vi preoccupate se, ad esempio, userà punti metallici: la cicatrice non sarà diversa. Tenete anche presente che togliere i punti sarà un po’ doloroso e soprattutto se i punti sono molti e vanno tolti in più riprese, si può trattare di un’esperienza che può incutere paura. Il bimbo avrà bisogno del vostro conforto.Molti genitori l’idea che un figlio debba subire un intervento chirurgico è difficilmente accettabile. La ferita inferta al corpo del figlio viene vissuta come una ferita inferta al proprio corpo, specialmente per le madri, tanta è la partecipazione e l’identificazione con il proprio figlio. Si dice che il figlio è carne della nostra carne: vederlo tagliato e cucito è un’esperienza dolorosa. Il genitore si sente impotente e non di rado in colpa e può vivere l’evento come una punizione ulteriore. Cercate di non alimentare sentimenti infondati di colpa e pensate al futuro in modo positivo. Così come voi dovete essere preparati all’operazione, lo dovrà essere anche vostro figlio. Dovrete dirgli nel modo più semplice ed affettuoso che cosa lo aspetta. Non fatelo con troppo anticipo per non ingenerare ansia, ma dovrete comunque avvertirlo, in modo diverso a seconda dell’età. Anche ad un bambino molto piccolo è necessario dare semplici spiegazioni; per esempio potreste dirgli che mentre lui dorme il dottore guarderà dentro la sua "pancia" per togliere la “pallina sbagliata” e che al suo risveglio voi sarete lì vicino. Avvertitelo che potrà sentire male, ma che voi gli sarete sempre vicino per aiutarlo e che il dolore passerà presto. Avvertitelo o fatelo avvertire dai dottori dei ”tubi” e dei cerotti e rassicuratelo. Durante il decorso postoperatorio, proteggetelo dai troppi visitatori: sarà stanco e vorrà riposare: nei primissimi giorni consentite solo l’accesso ai familiari più stretti. Preparate anche fratelli e sorelle all'operazione, nel modo più semplice e chiaro.Per un bambino un intervento chirurgico può costituire un trauma che con il tempo si cancella, ma che nell'immediato può avere delle conseguenze: si possono risvegliare paure e timori (paura di addormentarsi, paura di dormire da soli, ad esempio - il bambino si è ”addormentato” e si è risvegliato con una ferita dolorosa e teme che ciò possa succedere ancora).Il vostro atteggiamento calmo e sicuro e il vostro affetto gli consentiranno di superare presto queste paure. È anche normale che il bambino malato possa provare invidia per fratelli sani. Ad esempio Carlo, 6 anni, disse alla madre, dopo aver subito un intervento addominale: ”Mamma, quand'è che anche a Giovanni viene una palla nella pancia così devono operare anche lui?” Giovanni era il suo fratellino di due anni.


 Trapianto di midollo osseo.

Il trapianto di midollo osseo (TMo) trova oggi applicazione in diverse patologie oncologiche (tra cui in paricolare le leucemie), e rappresenta per alcune di esse il trattamento di scelta, in quanto reale strumento per raggiungere l’obiettivo della guarigione. Il TMo permette di superare il problema della distruzione irreversibile della capacità ematopoietica (la capacità di formare le cellule del sangue) legata alla tossicità delle terapie. Il trapianto si compone di due fasi principali: la distruzione delle cellule midollari neoplastiche del paziente (per mezzo di particolari farmaci e/o radiazioni) e, successivamente, l'infusione (per endovena) di cellule staminali sane, al fine di ricostituire il patrimonio midollare del paziente. esistono due tipi di TMo: il TMo autologo, ottenuto con il trapianto di cellule staminali prelevate dal paziente stesso, dopo opportuno trattamento e il TMo allogenico, ovvero il trapianto di cellule staminali emopoietiche prelevate da un donatore. La metodologia per ottenere il midollo osseo per auto- o allo-trapianto consiste nel prelievo della sospensione ematomidollare (effettuato in anestesia generale), per mezzo di una serie di aspirati midollari eseguiti con
aghi e siringhe in corrispondenza delle creste iliache antero-superiori. Più recentemente, grazie a nuovi farmaci (i “fattori di crescita della serie mieloide”) che rendono possibile la immissione in circolo di cellule staminali emopoietiche normalmente contenute nel midollo osseo, l’utilizzo di cellule staminali circolanti nel sangue periferico ha quasi completamente sostituito l’uso del sangue midollare. Nel caso di raccolta di cellule staminali emopoietiche dal sangue circolante, il paziente (nel caso di autotrapianto) o il donatore (in caso di trapianto allogenico) viene sottoposto ad una procedura (“leucaferesi”) che e permette di mettere da parte le cellule staminali emopoietiche, le quali vengono congelate e conservate fino al momento del loro utilizzo per il trapianto.
La leucaferesi è una procedura indolore, simile a quella a cui si sottopongono normalmente i donatori volontari di sangue, e dura circa 3 ore e mezzo. Per effettuare la leucaferesi è necessario posizionare due aghi, uno per braccio. Da un braccio il sangue viene aspirato, entra in una macchina (il “separatore cellulare”) che trattiene le cellule di nostro interesse, cioè le cellule staminali
emopoietiche, e dall’altro viene restituito tutto il resto del sangue.
Il trapianto, cioè la infusione di cellule staminali emopoietiche ottenute da midollo osseo o dal sangue circolante, avviene attraverso una vena, con la stessa tecnica utilizzata per una trasfusione di sangue. Le cellule staminali emopoietiche, grazie alla loro capacità di distribuirsi a tutto il territorio capillare e di trovare nel midollo osseo l’ambiente ideale per proliferare, sono quindi in grado di rigenerare integralmente tutta l’ematopoiesi (ovvero il processo di formazione delle cellule del sangue).I bambini sottoposti a trapianto vengono collocati in camera sterile o in isolamento per 2-4 settimane, per il periodo necessario all’attechimento, cioè per il tempo necessario perché le cellule staminali emopoietiche trapiantate possano rigenerare l’ematopoiesi. La fase dell’isolamento è quella più delicata, in quanto il paziente non ha un sistema immunitario in grado di proteggerlo dalle infezioni. Se tutto va bene, dopo questa fase il paziente torna in regime di ricovero normale presso il proprio reparto.


Allotrapianto.

Le cellule staminali ematopoietiche raccolte dal midollo o dal sangue periferico di un donatore adeguatamente preparato sono in grado di situarsi nel microambiente midollare e di rigenerare integralmente tutta l’ematopoiesi (ovvero il processo di formazione delle cellule del sangue).Alla semplicità di esecuzione, si contrappongono una serie di limitazioni tuttora di non facile soluzione.Affinché le cellule staminali circolanti, raccolte da un soggetto normale, possano essere infuse con successo in un soggetto ricevente, è indispensabile che sia disponibile un donatore identico e compatibile nell’ambito del sistema HLA (Human leucocytes antigenes), ovvero degli antigeni umani leucocitari. Si tratta di molecole che si trovano sulla superficie cellulare e che si comportano come antigeni: venute a contatto con il sistema immunitario di un individuo diverso sono riconosciute come estranee e suscitano una risposta immune. Questo meccanismo è alla base del rigetto dei trapianti: se il tessuto trapiantato in un soggetto non è HLA compatibile (ossia le cellule che lo compongono non hanno gli stessi antigeni HLA del ricevente), il trapianto viene riconosciuto come estraneo e rigettato. Il donatore più sicuro è rappresentato dal gemello identico dello stesso sesso.
Tra i fratelli è comunque possibile reperire un donatore compatibile nel 25% dei casi. Per il donatore, la procedura è condotta in anestesia totale. I rischi sono minimi. Vi è una degenza di qualche giorno dopo l’intervento, ma più che altro i rischi sono correlati all’anestesia e all’età del donatore. Se questi è un fratello piccolo e sui teme per la sua incolumità, basta chiedere ai medici ogni informazione necessaria.I bambini donatori devono sapere che cosa è loro richiesto e devono sapere che essi non sono responsabili di un eventuale fallimento del trapianto. È importante che questi piccoli donatori siano seguiti sotto il profilo psicologico negli anni successivi. Lo stress di un fallimento può essere per loro molto pesante. Anche i genitori e il piccolo malato possono avvalersi di un sostegno psicologico, dovendo affrontare un’esperienza molto difficile. In assenza di tale tipo di donatore si può ricorrere ad un donatore parzialmente compatibile, ovvero un donatore HLA identico e compatibile non consanguineo. Al riguardo si sono costituiti sia negli Stati uniti, sia in europa vari gruppi di donatori volontari, tipizzati per HLA ed organizzati in Registri nazionali ed internazionali, che si rendono disponibili a donare il loro midollo osseo o le loro cellule staminali emopoietiche circolanti , qualora in altre parti del mondo ci sia un altro ricevente compatibile che ne ha bisogno. Il problema del rigetto del midollo trapiantato da parte del ricevente, è stato completamente superato, nelle condizioni di miglior compatibilità; può invece costituire un problema nelle condizioni di minor compatibilità a meno che non vengano attivati preventivamente dei regimi di condizionamento immunodepressivi.
regime di condizionamento si intende un trattamento polichemioterapico, con eventuale associazione di irradiazione corporea totale nei giorni che precedono il TMo, con il duplice scopo di ridurre al minimo la reattività immunologia contro le cellule trapiantate e di eradicare il residuo di malattia.
Il TMo allo genico va attuato in centri che dispongono di ambienti a ”bassa carica microbica” e di unità specializzate di terapia intensiva. Il paziente trapiantato, infatti, deve essere protetto dalle infezioni che, in considerazione dello stato di severa immunodepressione che si presenta soprattutto nelle prime settimane dopo il TMo, possono determinare quadri clinici estremamente gravi.


 Autotrapianto.

Questo viene eseguito utilizzando una sospensione di sangue midollare o di cellule staminali (cellule giovani circolanti), precedentemente prelevata dal sangue periferico del paziente, congelato in azoto liquido e reinfuso al momento opportuno. Tale procedura non presenta, ovviamente, ostacoli legati alla istocompatibilità o al rigetto. I risultati terapeutici sono legati all'assenza di cellule neoplastiche, cioè tumorali, nella popolazione renfusa e dipendono fondamentalmente dalla capacità di ottenere l’eradicazione totale del residuo tumorale dalle altre sedi dell’organismo grazie al regime di condizionamento pre-trapianto impiegato. L’autotrapianto trova la sua principale indicazione negli stati avanzati di alcune neoplasie solide dell’età pediatrica a prognosi severa.Dal punto di vista pratico, l’autotrapianto costituisce una procedura largamente applicata e standardizzata in tutte le sue fasi: modalità di prelievo, conservazione, valutazione quantitativa delle cellule staminali necessarie e sufficienti alla ematopoiesi, cioè al nuovo processo di formazione delle cellule del sangue.Molti teams trapiantologici sono tuttora impiegati nella identificazione della migliore tecnica per eradicare la malattia dal sangue e dal midollo osseo, o per eliminare le cellule tumorali residue dalla sospensione di cellule staminali prelevate, al fine di infondere un midollo ”pulito”.



CIT





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