domenica 31 marzo 2013

IL BAMBINO/ADOLESCENTE E LA MALATTIA.REAZIONI CARATTERIALI NEI VARI CONTESTI SOCIALI .









Un bimbo malato di tumore diventa è irritabile e talvolta cambia i suoi atteggiamenti causa i malesseri fisici e psichici dovuti dalla malattia, già prima della diagnosi. Poi dovendo affrontare le cure, l'ospedalizzazione e  dovendo subire trattamenti lontano da casa, dai parenti, dagli amici rende il tutto ancora  più difficile e doloroso per il piccolo paziente. L’ospedalizzazione ha un impatto meno traumatico se il bambino ha già visitato il reparto e vi si è familiarizzato, ma questa preparazione è in genere impossibile con una diagnosi di tumore talvolta inaspettata e quindi in tempi ristretti. Normalmente è la madre, con la sua presenza, ad aiutare il bimbo a superare le sue pauree ad essere il suo tramite  con il mondo esterno. A seconda  dell'età del piccolo paziente  qui di seguito si sottolineano i diversi atteggiamenti nei diversi ambiti/luoghi.



LE REAZIONI CARATTERIALI DIFRONTE ALLA MALATTIA

 Bambini durante la prima infanzia (sotto i 5 anni)

I bambini piccoli, in particolare sotto i 3 anni, temono più di ogni altra cosa la separazione dalla madre (un distacco di due settimane può richiedere parecchi mesi affinché il trauma sia superato). L’ansia del bambino è minore se i genitori gli stanno vicino e lo rassicurano, ma anche così i piccoli possono reagire male all'ospedalizzazione  Possono ignorare i genitori, rimanere in silenzio, chiudersi in se stessi, immaginare il dolore, specialmente quando pensano di dovere essere visitati o di dover affrontare procedure dolorose. Le paure dei bambini aumentano se i genitori dimostrano paura essi stessi: la loro preoccupazione si trasmette al piccolo, che la percepisce subito. Non è raro poi che bambini in questa fascia d’età reagiscano con scatti di collera incolpando i genitori di quanto accade loro.L’ospedalizzazione è di per sè una costrizione anche se le strutture ambientali sono disegnate a misura "di bambino". I piccoli, come del resto i genitori, pensano di aver perso il controllo di ciò che accade e regrediscono a comportamenti tipici di bambini di età inferiore. Ad esempio, bimbi di 5 anni possono ricominciare a farsi la pipì addosso o usare un linguaggio da piccolini, o avere scoppi d’ira. Questi comportamenti gradualmente scompaiono quando cessa l’ospedalizzazione o si è instaurato il rapporto di fiducia. È importante che i genitori lo sappiano e accettino questi comportamenti come ”normali”, ovvero come conseguenze forzate del ricovero, al quale il bambino reagisce in questo modo, inconsapevolmente. Non gliene va perciò fatta una colpa. A volte si manifestano schemi particolari di comportamento, con un’ospedalizzazione prolungata: la frustrazione può far sì che alcuni bimbi reagiscono con rabbia, ribellandosi e divenendo difficilmente controllabili; altri viceversa divengono passivi, taciturni, chiusi in se stessi.Anche questa è una reazione normale: di fronte ad una malattia grave la maggior parte delle persone desidera evitare lo stress continuo delle cure e si ritira in se stessa per raggiungere un po’ di pace. Anche i piccoli hanno bisogno di momenti di solitudine e tranquillità per recuperare forze interiori e poter affrontare ciò che li attende. I bimbi possono divenire tristi e depressi, in particolare quelli che soffrono di più: possono perdere l’appetito, divenire apatici, possono piangere facilmente ed avere difficoltà nel sonno. Spesso possono sentirsi colpevoli della loro malattia, come se l’avessero meritata. I sentimenti di vostro figlio sono probabilmente simili ai vostri: come voi dal momento della diagnosi, provano rabbia, tristezza e paura. Il bimbo è tanto più angosciato quanto più frequenti sono gli esami clinici e le cure e quanto peggiori sono i sintomi fisici quali dolore e nausea.

 Bambini durante la seconda infanzia (dai 6 ai 9 anni)

I bambini in questa fascia d’età reagiscono in maniera molto simile a quelli più piccoli: possono regredire nel comportamento ed essere ansiosi, tristi e arrabbiati. Ma l’angoscia da separazione che è così forte per i piccini ora tende ad essere inferiore, sostituita però dal timore per ciò che accadrà al corpo. Per i bambini di quest’età infatti gli esami e le cure mediche divengono più minacciosi. Poiché pensano in modo schematico, tendono a credere che la malattia sia una conseguente punizione di presunte malefatte (questo modo di pensare riemerge nei genitori, alcuni dei quali credono che Dio li abbia puniti facendo ammalare il figlio). Questo senso di colpa è particolarmente forte dai 5 ai 7 anni, specialmente quando i piccoli devono fare un’iniezione. La presenza dei genitori è ancora molto importante per i bimbi di quest’età. Anche i più indipendenti cercano la madre quando sono malati e sono sottoposti a terapie aggressive. essi inoltre cominciano a voler sapere che cosa li aspetta e dunque è meglio che ricevano informazioni adeguate all’età. In genere poi vogliono tornare a casa o a scuola e rifiutano l’ospedalizzazione, anzi tanto più crescono, tanto maggiore è questo rifiuto. I genitori rassicurano i bambini se danno loro speranza e restano fermi sui loro principi educativi. Crescendo il bambino, aumenta il suo bisogno di privacy e di rispetto del suo pudore. Non ama dover esporre il suo corpo a medici e infermieri. Se necessario, fatelo presente allo staff dell’ospedale, fate mettere delle tendine o ricordate di chiudere la porta; diminuite il numero di visitatori. Vostro figlio ha bisogno di riposo, calma e gioco. I bambini usano il gioco per esprimere i loro sentimenti e pensieri. Giocare è più facile che parlare e fa emergere senza dolore paure, angoscia, rabbia e tristezza, rendendo persone e circostanze meno minacciose. Ad esempio bimbi che hanno paura delle iniezioni possono affrontarle meglio dopo aver giocato con aghi e siringhe. Le bambole e i pupazzi possono aiutare, perché è molto più facile per il piccolo dire che l’orsetto ha paura, piuttosto che ammettere che ha paura lui
stesso. Fare l’iniezione alla bambola dottore o infermiera può essere un modo per avere una piccola rivincita. Se vi accorgete che il livello d’ansia di vostro figlio è troppo alto, chiedete l’aiuto di personale specializzato. A quest’età inoltre il bambino diventa
più consapevole del proprio corpo, si vorrebbe bello e ammirato. Questo desiderio aumenta nell’età puberale e nell’adolescenza, con i rapidi cambiamenti sessuali.


 Preadolescenti e adolescenti
I mutamenti corporei provocati dalla pubertà fanno sì che i ragazzi dopo i 10 anni siano molto attenti al loro corpo ed ai suoi cambiamenti, siano preoccupati della loro immagine, di come gli altri li vedono, e siano spesso irritabili e frustrati nei confronti dei genitori, dai quali ancora dipendono, anche psicologicamente, ma dai quali cominciano a staccarsi. È normale che i ragazzi cerchino conforto e sicurezza nei gruppi di amici coetanei. Il tumore complica questa ricerca di indipendenza. Mentre i più piccoli cercano naturalmente l’aiuto dei genitori, adolescenti e preadolescenti, pur avendo bisogno dell’amore di madre e padre, ritengono di doversi mostrare coraggiosi, vogliono essere trattati da adulti. Questa loro situazione psicologica, di ricerca di indipendenza e di contemporaneo bisogno dei genitori, complica le relazioni familiari in caso di tumore, tanto più durante i momenti di ospedalizzazione, quando l’indipendenza è minima, non ci sono gli amici e il giovane è confinato a letto ed è sofferente. Se i bambini si accorgono dalle vostre reazioni che la diagnosi incute paura, a maggior ragione se ne avvedono i ragazzi, che oggi sono molto sempre più informati e per i quali la parola tumore è ancora associata al rischio di morire.La paura della morte può pertanto essere molto forte in questi ragazzi, che si preoccupano anche del loro futuro. essi si domandano se potranno avere una vita normale, se potranno sposarsi e avere figli, se il loro corpo subirà cambiamenti irreversibili, se perderanno i capelli, se soffriranno, se i loro amici li accetteranno ancora, se potranno continuare a fare sport, se membri dell’altro sesso li troveranno ancora attraenti.una reazione comune è pure quella, per i ragazzi, di rifiutare quanto sta accadendo, negando la malattia stessa, specialmente quando, dopo le prime cure, i sintomi dolorosi scompaiono. Questa negazione della realtà della malattia di per sé è positiva, in quanto concede al ragazzo un po’ di tempo, magari tra una terapia e l’altra, per non pensare al male e per ritrovare dentro di sé le energie necessarie per affrontare il futuro. Non si può pretendere troppo in un momento solo. Ad esempio i ragazzi possono chiedere di tornare a fare sport e condurre una vita normale. Se possibile, assecondateli. È essenziale che continuino il più possibile la loro vita di sempre.
La presenza di un animale domestico può essere psicologicamente utile per bambini e ragazzi. Se già ne avevate uno in casa, tenetelo e lasciate che vostro figlio continui ad occuparsene, basta osservare elementari norme di igiene, ma non vi sono controindicazioni mediche. L’appoggio dei genitori è fondamentale. I ragazzi hanno bisogno di essere rassicurati ed amati non meno dei bambini. Soprattutto durante i momenti peggiori, riemergono angosce di abbandono come per i piccini. Vostro figlio può voler nascondere i suoi sentimenti agli altri, nel qual caso dovete aiutarlo: può accettare di farsi vedere piangere e di sfogarsi con voi, ma non di fronte ad amici, parenti o membri dello staff dell’ospedale. Proteggete la sua privacy. Nel contempo favorite con giudizio le visite in ospedale di coetanei, fratelli, sorelle, amici. La vostra pazienza può esser messa a dura prova di fronte a reazioni di rabbia e di tristezza di vostro figlio, ma il vostro aiuto è fondamentale. Siate comprensivi, ma fermi.
Vostro figlio si porrà domande del tipo: ”Perché proprio io?” , ”Morirò?”, ”Come sopravviverò?”.... Rispondete con sincerità, chiarezza e amore, in base alle vostre credenze e alla situazione clinica....conservate il dialogo con il figlio. Se un adolescente rifiuta le cure per rabbia, per recuperare libertà e indipendenza, la situazione diviene assai pesante. Parlare con altri ragazzi malati può essere utile. Alcuni non sopportano di continuare a lungo cure dolorose. Taluni con una risposta condizionata dai trattamenti, possono trovarsi a vomitare ancor prima della somministrazione dei farmaci chemioterapici, tanto che a volte gli antiemetici non fanno affetto. Per dare sollievo a questi sintomi è utile aggiungere delle medicine per controllare l’ansia. .....


 A casa
Molti genitori dicono che la loro fatica, fisica e mentale, non si riduce con il passare del tempo, mentre i trattamenti continuano. I bambini e i ragazzi malati spesso, come già detto, si sentono colpevoli per aver contratto il male e per essere causa di dolore per i genitori, nel contempo hanno paura e provano rabbia per quanto sta loro accadendo. La combinazione di questi sentimenti può produrre effetti pesanti per la vita dell’intera famiglia.....La maggior parte dei genitori con un figlio malato si dedica completamente a lui ed accetta alcuni suoi nuovi comportamenti che normalmente non sarebbero tollerati. I bambini però si accorgono subito di essere al centro dell’attenzione e di potersi permettere atteggiamenti proibiti a fratelli e sorelle. In particolare il rientro a casa dopo l’ospedalizzazione può essere difficoltoso. Dopo un periodo in cui la loro libertà è stata notevolmente repressa, i bambini, tornando a casa, recuperano la loro libertà e spesso manifestano problemi di comportamento.
Ciò accade per due ragioni. Prima di tutto, i bambini anche a casa conservano sentimenti che avevano in ospedale, anzi spesso la rabbia e la tristezza si manifestano maggiormente dopo e non durante l’ospedalizzazione. Il bambino, protetto dall’ambiente a lui noto, si sente libero di manifestare la sua rabbia, che normalmente sfoga verso altri componenti della famiglia. In secondo luogo i bambini hanno bisogno di esser certi che la vita familiare è come prima, che le regole a casa non sono cambiate, come invece accadeva in ospedale. Prima della malattia il bambino sapeva che se si comportava male era punito. ora può voler mettere alla prova i genitori con il suo atteggiamento, per controllare se le regole sono ancora le stesse oppure no.
Se i genitori sono troppo indulgenti, comprano i vestiti e i giochi più cari al figlio malato e gli lasciano fare tutto ciò che vuole, egli presto si rende conto della sua diversità dai fratelli, o comunque della sua nuova posizione privilegiata (sotto il profilo affettivo) all’interno della famiglia e naturalmente tenderà ad approfittarne, rendendo gelosi i fratelli, divenendo disobbediente e compromettendo il suo sviluppo affettivo.
ovviamente i genitori tendono a proteggere il figlio malato e genitori già prima iperprotettivi e ansiosi lo divengono ancor di più. un bimbo malato di tumore ha certo bisogno di molte cautele ed è già frustrato per gli effetti collaterali delle terapie. Se i genitori diventano iperprotettivi e gli vietano troppe cose un tempo normali, la situazione può divenire veramente difficile. Padre e madre quindi devono cercare di raggiungere un compromesso tra il loro desiderio di proteggere il figlio, la voglia di viziarlo e la necessità di conservare alcune regole. Tenete presente che l’eccessiva indulgenza accompagnata ad uno stato d’ansia da parte dei genitori causa nel bambino una notevole confusione:
egli si chiede, ad esempio, perché certe attività fisiche e sportive ora gli siano rigorosamente vietate, ma egli possa avere i giocattoli più costosi. Un atteggiamento simile agli occhi dei bambini appare contraddittorio ed egli può credere di essere malato per sempre o addirittura, in certi casi, di stare per morire. Ciò spiega per loro le incoerenze dei genitori, i quali devono cercare di essere il più possibile equilibrati e coerenti nei loro divieti e nelle loro richieste, ricordando che, per quanto bisognoso di cure, il bambino ha comunque i bisogni, i diritti e i doveri dei suoi coetanei. È importante che il figlio consideri i genitori equilibrati e saggi e che, per quanto possibile, sia trattato in modo normale. Questi bambini hanno bisogno di amore e di dolcezza, ma anche di una guida sicura e ferma. ... Come affrontare gli scoppi di rabbia e di frustrazione di vostro figlio, in ospedale e a casa? Mantenere la disciplina è particolarmente difficile quando i genitori devono affrontare atteggiamenti che il figlio non avrebbe se non fosse malato. Vostro figlio ha il diritto di sentirsi furioso, intrappolato, angosciato. Dovete cercare di gestire vostro figlio in modo costruttivo. Riflettete su come lo trattavate prima della malattia, cosa concedevate e che cosa proibivate. Tenete presente che cosa ora egli può fare e che cosa no. Discutete con il vostro partner, coinvolgete gli altri membri della famiglia. Cercate di attenervi alla stessa linea, evitando che un genitore sia più permissivo dell’altro. Cercate di far sfogare vostro figlio con giochi adatti con situazioni che possano sfiare e dar sfogo alle sue paure /tensioni. Quando un ragazzo è in terapia, ritornare a scuola può aiutare. La scuola per i bambini ha la stessa funzione del lavoro per gli adulti: aiuta ad uscire dall'ambiente familiare, che può divenire soffocante, aiuta a dimenticare l’ospedale, a condurre ancora una vita normale, a rincontrare gli amici e a ritrovare se stessi.

A scuola

Anche se tornare a scuola può essere un fattore positivo, è pur sempre un grande passo, spesso visto con apprensione dal ragazzo e dalla sua famiglia. Vostro figlio potrebbe aver perso molti giorni di scuola ed essere rimasto indietro con i programmi, forse ha anche perso i contatti con i compagni, il suo aspetto fisico è cambiato e può temere le reazioni degli altri ragazzi. La paura delle reazioni altrui di fronte ai cambiamenti del suo fisico può ostacolare il rientro a scuola. È molto importante che gli insegnanti siano preventivamente informati e coinvolti nei problemi dei ragazzi in modo da sensibilizzare la classe prima che vostro figlio vi rientri (gli insegnanti che seguono il bambino/ragazzo in ospedale possono contattarli inviando loro una lettera di spiegazioni). Il vostro desiderio di proteggere vostro figlio può rendervi restii a reinserirlo a scuola, per paura che sia deriso e per timore che contragga infezioni o malattie contagiose, specialmente se è in chemioterapia e le sua difese immunitarie sono basse, oppure per tema che si stanchi troppo.ma ...è normale per un ragazzo stare con i coetanei. Le reazioni dei bambini comunque sono diverse: c’è chi rifiuta di studiare e vuol farsi coccolare dai genitori a casa e chi invece utilizza proprio lo studio come mezzo per combattere la malattia e per dimostrare di essere come tutti gli altri.
Gli insegnanti possono offrire un grande supporto, ma solo se sono adeguatamente informati. In un caso una maestra disse ad una madre che doveva privilegiare le cure piuttosto che la scuola. In realtà discutendo del problema la maestra si era resa conto che era difficile per lei accettare di avere in classe un allievo così gravemente ammalato e di essere molto preoccupata e di non essere capace di essere all'altezza della situazione. Il bambino aveva un linfoma in remissione e le sue probabilità di guarigione erano molto alte. Dopo queste informazioni la maestra riuscì a superare le iniziali incertezze. È importante perciò che i docenti sappiano con esattezza che cosa comporta la malattia, che aiutino vostro figlio ma che non siano iperprotettivi..... Chiedete un colloquio prima del rientro a scuola di vostro figlio, magari portate loro materiale informativo. Spiegate loro che cosa è un catetere venoso centrale, una radioterapia, un trattamento chemioterapico, etc.


 I genitori
L’impatto di un tumore infantile è talmente forte, che i vostri valori, la vostra vita, le vostre relazioni cambiano. La vostra vita ruota intorno al figlio malato, tutto il resto diviene secondario, specialmente se la vita stessa del bambino è in pericolo. Madri lavoratrici devono smettere di lavorare per accudire il figlio.
I padri devono continuare a lavorare e non trascorrendo il tempo sempre in ospedale, tendono ad essere lasciati in disparte. A causa del lavoro o perché troppo impauriti e angosciati dal male e dalle cure, molti padri non possono trascorrere molto tempo in ospedale, o non sopportano di farlo. Così conoscono meno i medici e le terapie. A loro volta i padri possono sentirsi incapaci e messi in disparte. La cosa migliore è che anche il padre aiuti, stando quando possibile in ospedale, anche di notte, occupandosi della casa e degli altri figli, sgravando così la moglie da altri impegni che non può più sostenere. È necessario che entrambi i genitori conoscano le cure e gli effetti collaterali e siano convinti che il figlio sta ottenendo le migliori cure possibili; che entrambi stiano vicini al figlio e lo confortino; che cerchino, quando egli sta meglio, di non pensare costantemente alla malattia ed al peggio, ma cerchino di vivere con ottimismo, dimenticando, per quanto possibile, magari per poco, la malattia stessa, per recuperare energie mentali. Alcuni genitori sono capaci di vivere ”rifiutando” in parte la malattia, ovvero rimuovendola dalla mente, in alcuni momenti. Negare completamente che vostro figlio sia malato sarebbe irrealistico e controproducente, ma una certa dose di rifiuto, ovvero una rimozione temporanea e parziale di una realtà così dolorosa non può che giovare. Momenti di serenità aiutano a sopportare poi le fasi difficili. Non abbandonate mai la speranza. I genitori che la perdono completamente non riescono più ad aiutare i loro figli. Certo vi sono vari livelli di speranza, a seconda del male di vostro figlio, ma sperare non significa illudersi irragionevolmente, ma riuscire ad affrontare con forza il presente. Non scordate i progressi della medicina ed i molti casi di guarigione. Se vi sono associazioni di genitori nel vostro ospedale, contattatele. Lo stesso vale per le associazioni di volontari che prestano assistenza in ospedale e a casa. 

 Fratelli e sorelle
La vita familiare è molto cambiata e anche fratelli e sorelle ne risentono. Si sentono gelosi del fratello malato che riceve tante attenzioni e possono sentirsi in colpa, credendo di aver causato la malattia (magari per avergli augurato del male in un momento di rabbia), possono aver paura di contrarla loro stessi, possono soffrire perché il fratello sta male. Sanno che un loro fratello è molto malato e che la mamma si deve dedicare a lui. Per rabbia (vorrebbero che il fratello stesse bene e che la mamma accudisse anche loro) possono divenire irascibili e disobbedienti, con un cattivo rendimento e comportamento a scuola. La situazione è particolarmente difficile per i bambini piccoli, che non sono in grado di capire esattamente quanto sta succedendo e possono sviluppare grandi sentimenti di gelosia verso il malato. È anche normale che i fratelli si ammalino a loro volta, o pensino di essere malati, per ottenere attenzioni e amore dalla madre. Bambini sotto i 7/8 anni non sono in grado di comprendere spiegazioni particolareggiate sul tumore. un eccesso di informazione tecnica per loro può essere inutile. Devono ricevere informazioni semplici, che possano capire e discutere. Hanno bisogno inoltre di sicurezza: se i genitori si mostrano tranquilli e dicono che il fratello guarirà, per loro sarà spesso sufficiente. Quando sono più grandicelli, invece afferrano maggiormente i dettagli, chiederanno spiegazioni più precise. Accompagnare il fratello in ospedale o in ambulatorio li aiuterà a comprendere meglio.

 Remissione e guarigione
Negli ultimi anni sono continuamente aumentate per i bambini e i ragazzi malati di tumore le speranze di guarire e vivere una lunga vita. una volta concluse le terapia e con la completa scomparsa di ogni evidenza di malattia, i bambini e i ragazzi mantengono controlli clinici nel tempo per la conferma dello stato di remissione e per il riscontro precoce di un’eventuale ricaduta. In alcuni tumori la probabilità di ricaduta è molto bassa mentre altre forme tumorali sono più a rischio di tale evento. Il numero dei controlli e degli accertamenti da eseguire dipende dalla patologia oncologica di base ed è definito dai programmi terapeutici effettuati. Per la maggior parte di genitori la fine del trattamento chemio e/o radioterapico può suscitare nuove preoccupazioni: temono che venga meno “l’ombrello protettivo” delle terapie e su questo occorre una rassicurazione da parte dei medici. Possono aver paura che il tumore riesploda e ricominci tutto da capo. Questa evenienza è da tenere purtroppo in conto in quanto la guarigione nella totalità dei casi non è ancora possibile. Sappiamo dalle nostre ricerche che la “sopravvivenza a cinque anni” (come ci si esprime è possibile in sette pazienti su dieci. una ricaduta non è sempre sinonimo di sconfitta e l’attuale sfida dell’oncologia pediatrica è anche quella di poter guarire le situazioni di ricaduta. Per questo difficile argomento è indispensabile una piena relazione di fiducia con l’équipe terapeutica. Vedrete che tanto più passa il tempo, tanto più la vostra preoccupazione tenderà a diminuire. Purtroppo non svanirà mai del tutto, perché il ricordo di quanto avete passato non si potrà mai cancellare dalla vostra mente, ma con il tempo tutto diverrà sempre più tollerabile sino a rientrare in parametri normali.Dopo la cessazione delle cure comunque molti genitori tirano un respiro di sollievo e cominciano lentamente a rilassarsi. Il loro grado di ansia dipende da molte cose: dall’esperienza che hanno vissuto con la malattia del figlio, dalle relazioni familiari esistenti, dallo stato emozionale della famiglia, dalle
informazioni circa le statistiche di sopravvivenza per il figlio date dai medici, dalla capacità di convivere con l’incertezza. Nei primi tempi i genitori si preoccupano notevolmente se il figlio è molto stanco, se ha la febbre o se presenta qualunque altro sintomo che può anche remotamente correlarsi ad una ripresa del tumore. La loro preoccupazione può riflettersi sui figli.
Dopo due o tre anni, la maggior parte dei genitori tende ad essere più calma e ad avere più speranze, ma alcuni continuano a preoccuparsi anche negli anni successivi: la paura di una ricaduta è sempre presente, per lo meno per alcuni genitori......  È importante sapere che esistono oggi terapie per prevenire i disturbi della crescita, ad esempio che talora la chirurgia plastica è possibile e comunque la maggior parte di questi ragazzi riesce a condurre una vita normale, sia in campo sentimentale che lavorativo. Sono in particolare gli adolescenti ad aver bisogno di un supporto emotivo, specialmente se le cure hanno lasciato una traccia sul corpo (sterilità, seno non sviluppato, natiche deformate da un intervento, etc.). Non dimenticate quanto abbiamo detto circa l’importanza psicologica di dimenticarsi un po’ della malattia: non potrete mai dimenticare del tutto, ma se riuscite a convivere con quanto è successo, senza esserne ossessionati, la paura di una ricaduta assumerà contorni accettabili. Del resto nessuno di noi può avere certezze sul proprio futuro, anche in assenza di malattie tumorali.








Fonte: Il bambino affetto da malattia in alcuni punti da me rivisitato

tumorale e la sua famiglia 

Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori

Milano
ASSOCIAZIONE
BIANCA GARAVAGLIA
PER L’AIUTO E IL SOSTEGNO DI INIZIATIVE
NEL CAMPO DEI TUMORI INFANTILI

Bibliografia


Aieop, Tutti bravi - Psicologia e clinica del bambino portatore di tumore. Raffaello Cortina, 1998.

Bassetti o., Educare assistendo, Firenze Rosini 1994.

Bracken J., Il bambino e le malattie maligne, Padova, Nuova libreria Piccin, 1990.
Bregani P., Damascelli A.R., Velicogna V., Il gioco in ospedale, Milano, emme, 1984.
Dartington T., Bambini che vivono in ospedale: una ricerca della Tavistock clinic, Napoli, Liguori,
1992.
Dell’Antonio A. - Ponzo e., Bambini che vivono in ospedale, Milano, Borla 1982.
Falorni M.L. Smorti A., Madri in ospedale, Il pensiero scientifico, Roma 1984.
Filippazzi G., Un ospedale a misura di bambino. Esperienze e proposte. Franco Angeli, Milano
2004.
Freud A., Bergmann T., Bambini malati, Torino Boringhieri 1974
Gillespie J., Voglia di vivere, Roma, Nuova edizioni del gallo, 1990
Hersh S.P., Psychiatric and psychosocial support for the child and family, in Pizzo P.A., Poplack
D.G. (eds) Principles and Practice of Pediatric oncology. Philadelphia, Lippincott Raven, 2006.
Il bambino malato e la sua educazione, a cura di G.Vico, Brescia, La Scuola, 1986
Nucchi M., Aspetti psicologici del bambino in ospedale. Sorbona, Milano 1995
Raimbault G., Il bambino e la morte. La Nuova Italia, Firenze 1978
Ripamonti C., Clerici C.A. Psicologia e salute; Introduzione alla psicologia clinica in ambiente
sanitario. Mulino, Bologna 2008.
Robertson, J., Bambini in ospedale. Feltrinelli, Milano 1973.
Selekman J., Nursing pediatrico. Summa, Padova 1993.






1 commento:

  1. Mi è stato diagnosticato un carcinoma mammario in stadio 3 nell'agosto 2010. Un prezioso amico mi ha parlato del Dr. Itua Herbal Center in Africa occidentale. Mi ha dato il suo numero di telefono e indirizzo e-mail. L'ho contattato rapidamente per garantire che le sue medicine a base di erbe guariranno il mio cancro e guarirò per sempre, ho detto OK. Gli chiedo qual è il processo di guarigione, mi chiede di pagare le tasse che ho fatto e entro 7 giorni lavorativi mi ha inviato il erboristeria e poi mi ha chiesto che avevo detto al mio amico Gomez del farmaco a base di erbe, così mi ha dato di andare a berlo. Quindi dopo aver bevuto per due settimane, sono stato guarito, sono così grato e prometto che lo farò Consiglio a chiunque abbia il cancro e quello che sto facendo. Medicina di erbe Dr. Itua mi fa credere che ci sia speranza per le persone con malattia di Parkinson, schizofrenia, scoliosi, carcinoma della vescica, carcinoma del colon-retto, carcinoma mammario, carcinoma renale. Leucemia, carcinoma polmonare, carcinoma cutaneo, carcinoma uterino, carcinoma prostatico Fibromialgia,
    Sindrome da fibrodisplasia, epilessia, malattia da sclerosi, morbo di Dupuytren, diabete, celiachia, angiopatia, atassia, artrite, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Alzheimer, lupus, carcinoma adrenocortico. , Cancro alla cistifellea, Malattia trofoblastica gestazionale, Cancro alla testa e al collo, Linfoma di Hodgkin
    Carcinoma intestinale, carcinoma epatico, melanoma, mesotelioma, mieloma multiplo, tumori neuroendocrini
    Linfoma non Hodgkin, Cancro cervicale, Cancro orale, Cancro ovarico, Cancro del seno, Sarcoma dei tessuti molli, Cancro alla colonna vertebrale, Cancro allo stomaco
    , Cancro ai testicoli, Cancro alla gola, Malattia di Meniere, Cancro alla tiroide, Cancro vaginale, Cancro vulvare
    AIDS, Herpes, Malattia infiammatoria cronica, Disturbo della memoria,
    Ecco le sue informazioni di contatto ...... [Email ... drituaherbalcenter@gmail.com. Whatsapp ... 2348149277967]

    RispondiElimina