Un
bimbo malato di tumore diventa è irritabile e talvolta cambia i suoi atteggiamenti causa i malesseri fisici e psichici dovuti dalla malattia, già prima della
diagnosi. Poi dovendo affrontare le cure, l'ospedalizzazione e dovendo subire trattamenti lontano da casa, dai parenti, dagli amici rende il tutto ancora più difficile e doloroso per il piccolo paziente. L’ospedalizzazione ha un
impatto meno traumatico se il bambino ha già visitato il reparto e vi si è
familiarizzato, ma questa preparazione è in genere impossibile con una diagnosi di
tumore talvolta inaspettata e quindi in tempi ristretti. Normalmente è la madre, con la sua
presenza, ad aiutare il bimbo a superare le sue pauree ad essere il suo tramite con il mondo esterno. A seconda dell'età del piccolo paziente qui di seguito si sottolineano i diversi atteggiamenti nei diversi ambiti/luoghi.
LE REAZIONI CARATTERIALI DIFRONTE ALLA MALATTIA
LE REAZIONI CARATTERIALI DIFRONTE ALLA MALATTIA
Bambini durante la prima infanzia (sotto i 5 anni)
I
bambini piccoli, in particolare sotto i 3 anni, temono più di ogni altra cosa
la separazione dalla madre (un distacco di due settimane può richiedere
parecchi mesi affinché il trauma sia superato). L’ansia del bambino è minore se
i genitori gli stanno vicino e lo rassicurano, ma anche così i piccoli possono
reagire male all'ospedalizzazione Possono ignorare i genitori, rimanere in
silenzio, chiudersi in se stessi, immaginare il dolore, specialmente quando
pensano di dovere essere visitati o di dover affrontare procedure dolorose. Le
paure dei bambini aumentano se i genitori dimostrano paura essi stessi: la loro
preoccupazione si trasmette al piccolo,
che la percepisce subito. Non è raro poi che bambini in questa fascia d’età
reagiscano con scatti di collera incolpando i genitori di quanto accade loro.L’ospedalizzazione
è di per sè una costrizione anche se le strutture ambientali sono disegnate a
misura "di bambino". I piccoli, come del resto i genitori, pensano di
aver perso il controllo di ciò che accade e regrediscono a comportamenti tipici
di bambini di età inferiore. Ad esempio, bimbi di 5 anni possono ricominciare a
farsi la pipì addosso o usare un linguaggio da piccolini, o avere scoppi d’ira.
Questi comportamenti gradualmente scompaiono quando
cessa l’ospedalizzazione o si è instaurato il rapporto di fiducia. È importante
che i genitori lo sappiano e accettino questi comportamenti come ”normali”,
ovvero come conseguenze forzate del ricovero, al quale il bambino reagisce in
questo modo, inconsapevolmente. Non gliene va perciò fatta una colpa. A volte
si manifestano schemi particolari di comportamento, con un’ospedalizzazione
prolungata: la frustrazione può far sì che alcuni bimbi reagiscono con rabbia,
ribellandosi e divenendo difficilmente controllabili; altri viceversa divengono
passivi, taciturni, chiusi in se stessi.Anche questa è una reazione normale:
di fronte ad una malattia grave la maggior parte delle persone desidera evitare
lo stress continuo delle cure e si ritira in se stessa per raggiungere un po’
di pace. Anche i piccoli hanno bisogno di momenti di solitudine e tranquillità
per recuperare forze interiori e poter affrontare ciò che li attende. I bimbi
possono divenire tristi e depressi, in particolare quelli che soffrono di più:
possono perdere l’appetito, divenire apatici, possono piangere facilmente ed
avere difficoltà nel sonno. Spesso possono sentirsi colpevoli della loro
malattia, come se l’avessero meritata. I sentimenti di vostro figlio sono
probabilmente simili ai vostri: come voi dal momento della diagnosi, provano
rabbia, tristezza e paura. Il bimbo è tanto più angosciato quanto più frequenti
sono gli esami clinici e le cure e quanto peggiori sono i sintomi fisici quali
dolore e nausea.
Bambini durante la seconda infanzia (dai 6 ai 9 anni)
I
bambini in questa fascia d’età reagiscono in maniera molto simile a quelli più
piccoli: possono regredire nel comportamento ed essere ansiosi, tristi e
arrabbiati. Ma l’angoscia da separazione che è così forte per i piccini ora tende
ad essere inferiore, sostituita però dal timore per ciò che accadrà al corpo.
Per i bambini di quest’età infatti gli esami e le cure mediche divengono più
minacciosi. Poiché pensano in modo schematico, tendono a credere che la
malattia sia una conseguente punizione
di presunte malefatte (questo modo di pensare riemerge nei genitori, alcuni dei
quali credono che Dio li abbia puniti facendo ammalare il figlio). Questo senso
di colpa è particolarmente forte dai 5 ai 7 anni, specialmente quando i piccoli
devono fare un’iniezione. La presenza dei genitori è ancora molto importante
per i bimbi di quest’età. Anche i più indipendenti cercano la madre quando sono
malati e sono sottoposti a terapie aggressive. essi inoltre cominciano a voler
sapere che cosa li aspetta
e dunque è meglio che ricevano informazioni adeguate all’età. In genere poi
vogliono tornare a casa o a scuola e rifiutano l’ospedalizzazione, anzi tanto
più crescono, tanto maggiore è questo rifiuto. I genitori rassicurano i bambini
se danno loro speranza e restano fermi sui loro principi educativi. Crescendo
il bambino, aumenta il suo bisogno di privacy e di rispetto del suo pudore. Non
ama dover esporre il suo corpo a medici e infermieri. Se necessario, fatelo
presente allo staff dell’ospedale, fate mettere delle tendine o ricordate di
chiudere la porta; diminuite il numero di visitatori. Vostro figlio ha bisogno
di riposo, calma e gioco. I bambini usano il gioco per esprimere i loro
sentimenti e pensieri. Giocare è più facile che parlare e fa emergere
senza dolore paure, angoscia, rabbia e tristezza, rendendo persone e
circostanze meno minacciose. Ad esempio bimbi che hanno paura delle iniezioni
possono affrontarle meglio dopo aver giocato con aghi e siringhe. Le bambole e
i pupazzi possono aiutare, perché è molto più facile per il piccolo dire che l’orsetto
ha paura, piuttosto che ammettere che ha paura lui
stesso.
Fare l’iniezione alla bambola dottore o infermiera può essere un modo per avere
una piccola rivincita. Se vi accorgete che il livello d’ansia di vostro figlio
è troppo alto, chiedete l’aiuto di personale specializzato. A quest’età inoltre
il bambino diventa
più
consapevole del proprio corpo, si vorrebbe bello e ammirato. Questo desiderio
aumenta nell’età puberale e nell’adolescenza, con i rapidi cambiamenti
sessuali.
Preadolescenti e adolescenti
I
mutamenti corporei provocati dalla pubertà fanno sì che i ragazzi dopo i 10
anni siano molto attenti al loro corpo ed ai suoi cambiamenti, siano
preoccupati della loro immagine, di come gli altri li vedono, e siano spesso
irritabili e frustrati nei confronti dei genitori, dai quali ancora dipendono,
anche psicologicamente, ma dai quali cominciano a staccarsi. È normale che i
ragazzi cerchino conforto e sicurezza nei gruppi di amici coetanei. Il tumore
complica questa ricerca di indipendenza. Mentre i più piccoli cercano
naturalmente l’aiuto dei genitori, adolescenti e preadolescenti, pur avendo
bisogno dell’amore di madre e padre, ritengono di doversi mostrare coraggiosi,
vogliono essere trattati da adulti. Questa loro situazione psicologica, di
ricerca di indipendenza e di contemporaneo bisogno dei genitori, complica le
relazioni familiari in caso di tumore, tanto più durante i momenti di
ospedalizzazione, quando l’indipendenza è minima, non ci sono gli amici e il
giovane è confinato a letto ed è sofferente. Se i bambini si accorgono dalle
vostre reazioni che la diagnosi incute paura, a maggior ragione se ne avvedono
i ragazzi, che oggi sono molto sempre più informati e per i quali la parola
tumore è ancora associata al rischio di morire.La
paura della morte può pertanto essere molto forte in questi ragazzi, che si preoccupano
anche del loro futuro. essi si domandano se potranno avere una vita normale, se
potranno sposarsi e avere figli, se il loro corpo subirà cambiamenti
irreversibili, se perderanno i capelli, se soffriranno, se i loro amici li
accetteranno ancora, se potranno continuare a fare sport, se membri dell’altro
sesso li troveranno ancora attraenti.una reazione comune è pure quella, per i
ragazzi, di rifiutare quanto sta accadendo, negando la malattia stessa,
specialmente quando, dopo le prime cure, i sintomi dolorosi scompaiono. Questa
negazione della realtà della malattia di per sé è positiva, in quanto concede
al ragazzo un po’ di tempo, magari tra una terapia e l’altra, per non pensare
al male e per ritrovare dentro di sé le energie necessarie per affrontare il
futuro. Non si può pretendere troppo in un momento solo. Ad esempio i ragazzi
possono chiedere di tornare a fare sport e condurre una vita normale. Se
possibile, assecondateli. È essenziale che continuino il più possibile la loro
vita di sempre.
La
presenza di un animale domestico può essere psicologicamente utile per bambini
e ragazzi. Se già ne avevate uno in casa, tenetelo e lasciate che vostro figlio
continui ad occuparsene, basta osservare elementari norme di igiene, ma non vi
sono controindicazioni mediche. L’appoggio dei genitori è fondamentale. I
ragazzi hanno bisogno di essere rassicurati ed amati non meno dei bambini.
Soprattutto durante i momenti peggiori, riemergono angosce di abbandono come
per i piccini. Vostro figlio può voler nascondere i suoi sentimenti agli altri,
nel qual caso dovete aiutarlo: può accettare di farsi vedere piangere e di
sfogarsi con voi, ma non di fronte ad amici, parenti o membri dello staff
dell’ospedale. Proteggete la sua privacy. Nel contempo favorite con giudizio le
visite in ospedale di coetanei, fratelli, sorelle, amici. La vostra pazienza
può esser messa a dura prova di fronte a reazioni di rabbia e di tristezza di
vostro figlio, ma il vostro aiuto è fondamentale. Siate comprensivi, ma fermi.
Vostro
figlio si porrà domande del tipo: ”Perché proprio io?” , ”Morirò?”, ”Come
sopravviverò?”.... Rispondete con sincerità, chiarezza e amore, in base alle vostre credenze e
alla situazione clinica....conservate il dialogo con il figlio. Se un adolescente
rifiuta le cure per rabbia, per recuperare libertà e indipendenza, la
situazione diviene assai pesante. Parlare con altri ragazzi malati può essere
utile. Alcuni non sopportano di continuare a lungo cure dolorose. Taluni con
una risposta condizionata dai trattamenti, possono trovarsi a vomitare ancor
prima della somministrazione dei farmaci chemioterapici, tanto che a volte gli
antiemetici non fanno affetto. Per dare sollievo a questi sintomi è utile
aggiungere delle medicine per controllare l’ansia. .....
A casa
Molti
genitori dicono che la loro fatica, fisica e mentale, non si riduce con il
passare del tempo, mentre i trattamenti continuano. I bambini e i ragazzi
malati spesso, come già detto, si sentono colpevoli per aver contratto il male
e per essere causa di dolore per i genitori, nel contempo hanno paura e provano
rabbia per quanto sta loro accadendo. La combinazione di questi sentimenti può produrre
effetti pesanti per la vita dell’intera famiglia.....La maggior parte dei genitori con un figlio malato si
dedica completamente a lui ed accetta alcuni suoi nuovi comportamenti che
normalmente non sarebbero tollerati. I bambini però si accorgono subito di
essere al centro dell’attenzione e di potersi permettere atteggiamenti proibiti
a fratelli e sorelle. In particolare il rientro a casa dopo l’ospedalizzazione
può essere difficoltoso. Dopo un periodo in cui la loro libertà è stata
notevolmente repressa, i bambini, tornando a casa, recuperano la loro libertà e
spesso manifestano problemi di comportamento.
Ciò
accade per due ragioni. Prima di tutto, i bambini anche a casa conservano
sentimenti che avevano in ospedale, anzi spesso la rabbia e la tristezza si
manifestano maggiormente dopo e non durante l’ospedalizzazione. Il bambino,
protetto dall’ambiente a lui noto, si sente libero di manifestare la sua
rabbia, che normalmente sfoga verso altri componenti della famiglia. In secondo
luogo i bambini hanno bisogno di esser certi che la vita familiare è come
prima, che le regole a casa non sono cambiate, come invece accadeva in
ospedale. Prima della malattia il bambino sapeva che se si comportava male era
punito. ora può voler mettere alla prova i genitori con il suo atteggiamento,
per controllare se le regole sono ancora le stesse oppure no.
Se
i genitori sono troppo indulgenti, comprano i vestiti e i giochi più cari al
figlio malato e gli lasciano fare tutto ciò che vuole, egli presto si rende
conto della sua diversità dai fratelli, o comunque della sua nuova posizione
privilegiata (sotto il profilo affettivo) all’interno della famiglia e
naturalmente tenderà ad approfittarne, rendendo gelosi i fratelli, divenendo
disobbediente e compromettendo il suo sviluppo affettivo.
ovviamente
i genitori tendono a proteggere il figlio malato e genitori già prima
iperprotettivi e ansiosi lo divengono ancor di più. un bimbo malato di tumore
ha certo bisogno di molte cautele ed è già frustrato per gli effetti
collaterali delle terapie. Se i genitori diventano iperprotettivi e gli vietano
troppe cose un tempo normali, la situazione può divenire veramente difficile.
Padre e madre quindi devono cercare di raggiungere un compromesso tra il loro
desiderio di proteggere il figlio, la voglia di viziarlo e la necessità di
conservare alcune regole. Tenete presente che l’eccessiva indulgenza
accompagnata ad uno stato d’ansia da parte dei genitori causa nel bambino una
notevole confusione:
egli
si chiede, ad esempio, perché certe attività fisiche e sportive ora gli siano
rigorosamente vietate, ma egli possa avere i giocattoli più costosi. Un
atteggiamento simile agli occhi dei bambini appare contraddittorio ed egli può
credere di essere malato per sempre o addirittura, in certi casi, di stare per
morire. Ciò spiega per loro le incoerenze dei genitori, i quali devono cercare
di essere il più possibile equilibrati e coerenti nei loro divieti e nelle loro
richieste, ricordando che, per quanto bisognoso di cure, il bambino ha comunque
i bisogni, i diritti e i doveri dei suoi coetanei. È importante che il figlio
consideri i genitori equilibrati e saggi e che, per quanto possibile, sia
trattato in modo normale. Questi bambini hanno bisogno di amore e di dolcezza,
ma anche di una guida sicura e ferma. ... Come
affrontare gli scoppi di rabbia e di frustrazione di vostro figlio, in ospedale
e a casa? Mantenere la disciplina è particolarmente difficile quando i genitori
devono affrontare atteggiamenti che il figlio non avrebbe se non fosse malato.
Vostro figlio ha il diritto di sentirsi furioso, intrappolato, angosciato. Dovete
cercare di gestire vostro figlio in modo costruttivo. Riflettete su come lo
trattavate prima della malattia, cosa concedevate e che cosa proibivate. Tenete
presente che cosa ora egli può fare e che cosa no. Discutete con il vostro
partner, coinvolgete gli altri membri della famiglia. Cercate di attenervi alla
stessa linea, evitando che un genitore sia più permissivo dell’altro. Cercate
di far sfogare vostro figlio con giochi adatti con situazioni che possano sfiare e dar sfogo alle sue paure /tensioni. Quando un ragazzo è in terapia,
ritornare a scuola può aiutare. La scuola per i bambini ha la stessa funzione
del lavoro per gli adulti: aiuta ad uscire dall'ambiente familiare, che può
divenire soffocante, aiuta a dimenticare l’ospedale, a condurre ancora una vita
normale, a rincontrare gli amici e a ritrovare se stessi.
A scuola
Anche
se tornare a scuola può essere un fattore positivo, è pur sempre un grande
passo, spesso visto con apprensione dal ragazzo e dalla sua famiglia. Vostro
figlio potrebbe aver perso molti giorni di scuola ed essere rimasto indietro
con i programmi, forse ha anche perso i contatti con i compagni, il suo aspetto
fisico è cambiato e può temere le reazioni degli altri ragazzi. La paura delle
reazioni altrui di fronte ai cambiamenti del suo fisico può ostacolare il
rientro a scuola. È molto importante che gli insegnanti siano preventivamente
informati e coinvolti nei problemi dei ragazzi in modo da sensibilizzare la
classe prima che vostro figlio vi rientri (gli insegnanti che seguono il
bambino/ragazzo in ospedale possono contattarli inviando loro una lettera di
spiegazioni). Il vostro desiderio di proteggere vostro figlio può rendervi
restii a reinserirlo a scuola, per paura che sia deriso e per timore che
contragga infezioni o malattie contagiose, specialmente se è in chemioterapia e
le sua difese immunitarie sono basse, oppure per tema che si stanchi troppo.ma ...è normale per un ragazzo stare con i coetanei. Le reazioni
dei bambini comunque sono diverse: c’è chi rifiuta di studiare e vuol farsi
coccolare dai genitori a casa e chi invece utilizza proprio lo studio come
mezzo per combattere la malattia e per dimostrare di essere come tutti gli
altri.
Gli
insegnanti possono offrire un grande supporto, ma solo se sono adeguatamente
informati. In un caso una maestra disse ad una madre che doveva privilegiare le
cure piuttosto che la scuola. In realtà discutendo del problema la maestra si
era resa conto che era difficile per lei accettare di avere in classe un allievo
così gravemente ammalato e di essere molto preoccupata e di non essere capace
di essere all'altezza della situazione. Il bambino aveva un linfoma in
remissione e le sue probabilità di guarigione erano molto alte. Dopo queste informazioni
la maestra riuscì a superare le iniziali incertezze. È importante perciò che i
docenti sappiano con esattezza che cosa comporta la malattia, che aiutino
vostro figlio ma che non siano iperprotettivi..... Chiedete un
colloquio prima del rientro a scuola di vostro figlio, magari portate loro materiale
informativo. Spiegate loro che cosa è un catetere venoso centrale, una
radioterapia, un trattamento
chemioterapico, etc.
I genitori
L’impatto
di un tumore infantile è talmente forte, che i vostri valori, la vostra vita,
le vostre relazioni cambiano. La vostra vita ruota intorno al figlio malato,
tutto il resto diviene secondario, specialmente se la vita stessa del bambino è
in pericolo. Madri lavoratrici devono smettere di lavorare per accudire il
figlio.
I
padri devono continuare a lavorare e non trascorrendo il tempo sempre in
ospedale, tendono ad essere lasciati in disparte. A causa del lavoro o perché
troppo impauriti e angosciati dal male e dalle cure, molti padri non possono
trascorrere molto tempo in ospedale, o non sopportano di farlo. Così conoscono
meno i medici e le terapie. A loro volta i padri possono sentirsi incapaci e messi
in disparte. La cosa migliore è che anche il padre aiuti, stando quando
possibile in ospedale, anche di notte, occupandosi della casa e degli altri
figli, sgravando così la moglie da altri impegni che non può più sostenere. È
necessario che entrambi i genitori conoscano le cure e gli effetti collaterali
e siano convinti che il figlio sta ottenendo le migliori cure possibili; che
entrambi stiano vicini al figlio e lo confortino; che cerchino, quando egli sta
meglio, di non pensare costantemente alla malattia ed al peggio, ma cerchino di
vivere con ottimismo, dimenticando, per quanto possibile, magari per poco, la
malattia stessa, per recuperare energie mentali. Alcuni genitori sono capaci di
vivere ”rifiutando” in parte la malattia, ovvero rimuovendola dalla mente, in
alcuni momenti. Negare completamente che vostro figlio sia malato sarebbe
irrealistico e controproducente, ma una certa dose
di rifiuto, ovvero una rimozione temporanea e parziale di una realtà così
dolorosa non può che giovare. Momenti di serenità aiutano a sopportare poi le
fasi difficili. Non abbandonate mai la speranza. I genitori che la perdono
completamente non riescono più ad aiutare i loro figli. Certo vi sono vari
livelli di speranza, a seconda del male di vostro figlio, ma sperare non
significa illudersi irragionevolmente, ma riuscire ad affrontare con forza il
presente. Non scordate i progressi della medicina ed i molti casi di
guarigione. Se vi sono associazioni di genitori nel vostro ospedale,
contattatele. Lo stesso vale per le associazioni di volontari che prestano
assistenza in ospedale e a casa.
Fratelli e sorelle
La
vita familiare è molto cambiata e anche fratelli e sorelle ne risentono. Si
sentono gelosi del fratello malato che riceve tante attenzioni e possono
sentirsi in colpa, credendo di aver causato la malattia (magari per avergli
augurato del male in un momento di rabbia), possono aver paura di contrarla
loro stessi, possono soffrire perché il fratello sta male. Sanno che un loro
fratello è molto malato e che la mamma si deve dedicare a lui. Per rabbia (vorrebbero
che il fratello stesse bene e che la mamma accudisse anche loro) possono
divenire irascibili e disobbedienti, con un cattivo rendimento e comportamento
a scuola. La situazione è particolarmente difficile per i bambini piccoli, che
non sono in grado di capire esattamente quanto sta succedendo e possono
sviluppare grandi sentimenti di gelosia verso il malato. È anche normale che i
fratelli si ammalino a loro volta, o pensino di essere
malati, per ottenere attenzioni e amore dalla madre. Bambini sotto i 7/8 anni
non sono in grado di comprendere spiegazioni particolareggiate sul tumore. un
eccesso di informazione tecnica per loro può essere inutile. Devono ricevere
informazioni semplici, che possano capire e discutere. Hanno bisogno inoltre di
sicurezza: se i genitori si mostrano tranquilli e dicono
che il fratello guarirà, per loro sarà spesso sufficiente. Quando sono più
grandicelli, invece afferrano maggiormente i dettagli, chiederanno spiegazioni
più precise. Accompagnare il fratello in ospedale o in ambulatorio li aiuterà a
comprendere meglio.
Remissione e guarigione
Negli
ultimi anni sono continuamente aumentate per i bambini e i ragazzi malati di
tumore le speranze di guarire e vivere una lunga vita. una volta concluse le
terapia e con la completa scomparsa di ogni evidenza di malattia, i bambini e i
ragazzi mantengono controlli clinici nel tempo per la conferma dello stato di
remissione e per il riscontro precoce di un’eventuale ricaduta. In alcuni
tumori la probabilità di ricaduta è molto bassa mentre altre forme tumorali
sono più a rischio di tale evento. Il numero dei controlli e degli accertamenti
da eseguire dipende dalla patologia oncologica di base ed è definito dai
programmi terapeutici effettuati. Per la maggior parte di genitori la fine del
trattamento chemio
e/o radioterapico può suscitare nuove preoccupazioni: temono che venga meno
“l’ombrello protettivo” delle terapie e su questo occorre una rassicurazione da
parte dei medici. Possono aver paura che il tumore riesploda e ricominci tutto
da capo. Questa evenienza è da tenere purtroppo in conto in quanto la
guarigione nella totalità dei casi non è ancora possibile. Sappiamo dalle
nostre ricerche che la “sopravvivenza a cinque anni” (come ci si esprime è
possibile in sette pazienti su dieci. una ricaduta non è sempre sinonimo di
sconfitta e l’attuale sfida dell’oncologia pediatrica è anche quella di poter
guarire le situazioni di ricaduta. Per questo difficile argomento è
indispensabile una piena relazione di fiducia con l’équipe terapeutica. Vedrete
che tanto più passa il tempo, tanto più la vostra preoccupazione tenderà a diminuire.
Purtroppo non svanirà mai del tutto, perché il ricordo di quanto avete passato
non si potrà mai cancellare dalla vostra mente, ma con il tempo tutto diverrà
sempre più tollerabile sino a rientrare in parametri normali.Dopo
la cessazione delle cure comunque molti genitori tirano un respiro di sollievo
e cominciano lentamente a rilassarsi. Il loro grado di ansia dipende da molte
cose: dall’esperienza che hanno vissuto con la malattia del figlio, dalle
relazioni familiari esistenti, dallo stato emozionale della famiglia, dalle
informazioni
circa le statistiche di sopravvivenza per il figlio date dai medici, dalla
capacità di convivere con l’incertezza. Nei primi tempi i genitori si
preoccupano notevolmente se il figlio è molto stanco, se ha la febbre o se
presenta qualunque altro sintomo che può anche remotamente correlarsi ad una
ripresa del tumore. La loro preoccupazione può riflettersi sui figli.
Dopo
due o tre anni, la maggior parte dei genitori tende ad essere più calma e ad
avere più speranze, ma alcuni continuano a preoccuparsi anche negli anni
successivi: la paura di una ricaduta è sempre presente, per lo meno per alcuni
genitori...... È
importante sapere che esistono oggi terapie per prevenire i disturbi della
crescita, ad esempio che talora la
chirurgia plastica è possibile e comunque la maggior parte di questi ragazzi
riesce a condurre una vita normale, sia in campo sentimentale che lavorativo.
Sono in particolare gli adolescenti ad aver bisogno di un supporto emotivo,
specialmente se le cure hanno lasciato una traccia sul corpo (sterilità, seno
non sviluppato, natiche deformate da un intervento, etc.). Non dimenticate quanto
abbiamo detto circa l’importanza psicologica di dimenticarsi un po’ della
malattia: non potrete mai dimenticare del tutto, ma se riuscite a convivere con
quanto è successo, senza esserne ossessionati, la paura di una ricaduta
assumerà contorni accettabili. Del resto nessuno di noi può avere certezze sul
proprio futuro, anche in assenza di malattie tumorali.
Fonte:
Il bambino affetto da malattia in alcuni punti da me rivisitato
tumorale
e la sua famiglia
Istituto
Nazionale per lo studio e la cura dei tumori
Milano
ASSOCIAZIONE
BIANCA
GARAVAGLIA
PER
L’AIUTO E IL SOSTEGNO DI INIZIATIVE
NEL
CAMPO DEI TUMORI INFANTILI
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Mi è stato diagnosticato un carcinoma mammario in stadio 3 nell'agosto 2010. Un prezioso amico mi ha parlato del Dr. Itua Herbal Center in Africa occidentale. Mi ha dato il suo numero di telefono e indirizzo e-mail. L'ho contattato rapidamente per garantire che le sue medicine a base di erbe guariranno il mio cancro e guarirò per sempre, ho detto OK. Gli chiedo qual è il processo di guarigione, mi chiede di pagare le tasse che ho fatto e entro 7 giorni lavorativi mi ha inviato il erboristeria e poi mi ha chiesto che avevo detto al mio amico Gomez del farmaco a base di erbe, così mi ha dato di andare a berlo. Quindi dopo aver bevuto per due settimane, sono stato guarito, sono così grato e prometto che lo farò Consiglio a chiunque abbia il cancro e quello che sto facendo. Medicina di erbe Dr. Itua mi fa credere che ci sia speranza per le persone con malattia di Parkinson, schizofrenia, scoliosi, carcinoma della vescica, carcinoma del colon-retto, carcinoma mammario, carcinoma renale. Leucemia, carcinoma polmonare, carcinoma cutaneo, carcinoma uterino, carcinoma prostatico Fibromialgia,
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