mercoledì 6 marzo 2013

QUALE VIA DI COMUNICAZIONE TRA BIMBO/A MALATO E ADULTO?.

IL LINGUAGGIO


Per comunicare è sempre necessario un linguaggio e questo linguaggio deve essere simile o quantomeno comprensibile da  chi ci ascolta. Uno di questi  potrebbe sicuramente essere il gioco, oppure una serie di attività adatte ad aiutare  colui che  si trova in ospedale a creare un percorso principalmente emotivo e sociale che  gli consenta, da un lato, di mantenere i legami con il proprio ambiente di vita,  dall'altro di comprendere (naturalmente in maniera  adeguata  seconda  l'età) e di alleggerire la realtà ospedaliera, ad esempio attraverso giochi che  sdrammatizzino alcuni strumenti medici. Si deve anche  cercare un obiettivo che garantisca ai  piccoli pazienti il mantenimento e l'affermazione della propria identità,  che offra anche  strumenti e modalità di comunicazione che facciano da ponte  con la  propria realtà domestica  ed ospedaliera facilitando il rapportarsi con gli altri amici/coetanei fuori o dentro all'ospedale.

IL SIGNIFICATO DEL GIOCO


Il gioco è la ri-simbolizzazione del corpo è il calarsi  in un ruolo diverso da  quello che  si ha in quel momento è il luogo primario della scoperta progressiva dei potenziali che  ci offre il reale, permette di scoprire che tutto  può essere strumento e mezzo di gioco. E' una forma  di espressione  di sè stesso attraverso linguaggi, legati alla lingua, al suono, al movimento.Il gioco è insieme identificazione  e distinzione tra  realtà e finzione, ma anche  oggettivazione e  de-soggettivazione.

Secondo Huizinga l'attività ludica è inazitutto e soprattutto un  atto libero, che si svolge  per puro  piacere, giocare  è quindi importante  specialmente perché è un atto liberatorio,in cui  a volte  il soggetto si può esprimere senza dover rispettare dei limiti convenzionali.
Spesso, però questo concetto  viene dimenticato , perché il gioco viene tollerato solo  se appare giustificato da altre  finalità: educative, sociali e comunitarie.Il risultato di questa concezione del gioco è che  i bambini, così pieni  d'impegni, non hanno  più tempo per stare  con se stessi , per  impegnarsi nel fondamentale gioco della scoperta  del proprio mondo interiore.L'attività ludica , oltre ad avere  valore in sé   può anche  essere usata  per raggiungere diversi obbiettivi che   possono  risultare importanti per  chi deve trascorrere del tempo in ospedale.Anche  quando il bambino  è malato è attraverso il gioco che egli  fa le sue  prime  esperienze di relazione con l'ambiente, si misura, prova  simula   ma esprime anche  sentimenti manifesta  predisposizione rivela atteggiamenti. Quindi: giocare non ha il significato per il bambino di stare  alla larga da esperienze  difficili e dolorose, ma è l'espressione del tentativo di attraversarle senza  soccombervi è la strada  per superare  con successo  la malattia potendola pensare e guardare senza  che  si immerga in una situazione di incomunicabilità e angoscia.Giocare è una modalità di esistere in modo personale, uno spazio per l' illusione  è un modo autentico di vivere , in cui il bambino può collocare  le sue esperienze; è un modo autentico di  vivere l'esperienza di malattia.Il gioco è anche <<luogo dell'incontro>> con l'altro poiché ciascuno decide liberamente se  e come  parteciparvi, ogni soggetto può ascoltare, rispondere, parlare  utilizzando una modalità naturale  e dei tempi che sono propri.Se nella vita normale  del bambino l'attività ludica riveste  tanta importanza, nel vissuto di ricovero dove l'attenzione è focalizzata soprattutto sulla cura fisica, il gioco aiuta a superare lo stato di malattia.Pertanto è più  che  mai necessario garantire quindi uno spazio e un tempo per il gioco , proprio perché se ne riconosce il ruolo fondamentale e  strutturale per il benessere psicofisico di ogni piccolo individuo.Abbiamo visto  come il ricovero  ospedaliero comporti  un'esperienza  di allontanamento da persone, cose e  affetti; infatti si subisce  la perdita delle normali attività , spazi propri , delle abitudini e dell'ambiente famigliare. A causa di ciò  è facile  che  si verifichino esperienze  di vita  depersonalizzazione  e di anonimato che alimentano insicurezze e paure.il fatto che esse  non vengano manifestate  o verbalizzate  non significa  che non siano presenti e non necessitino di rassicurazioni. L'utilizzo del gioco  ci può essere d'aiuto, sfruttandone  le diverse  valenze, possiamo  arrivare  ad un cambiamento  di comunicazione, di relazione, di recupero  di una forma di normalità o di diventare  un mezzo di evasione.Se  chi si occupa  dei bambini ospedalizzati compresi i vari operatori ospedalieri  sapranno riconoscere  l'importanza delle attività ludica, sarà senz'altro, facile superare  la diffidenza del  bambino e dare spazio , anche in una corsia dell'ospedale ad una sana  relazione di fiducia  e di collaborazione.



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